Omicidio al Laghetto Alcione: in aula ricostruita la dinamica
Seconda udienza in tribunale a Udine. Marco Ronco, luogotenente del Nucleo investigativo ha raccontato come si presentava la scena del crimine e quali rilievi ha compiuto dopo la morte di Mendoza Gutierrez
La vittima, Ezechiele Mendoza Gutierrez, 31 anni, si è avvicinato «forse un po’troppo, in modo innaturale, certamente provocatorio» ad Anderson Vasquez Dipre, 35 anni, sotto la veranda del locale Laghetto Alcione.
«In quel momento una mano di Dipre prende testa e collo di Gutierrez, non si capisce se tirandoli a sé o spingendoli, ma si nota il movimento rotatorio dell’altra mano verso il collo».
È il racconto fatto in aula, davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Paolo Milocco, durante la seconda udienza per l’omicidio di Capodanno, da Marco Ronco, luogotenente del Nucleo investigativo di Udine, tra i testimoni comparsi per volere del pubblico ministero Elisa Calligaris.
Ronco ha raccontato come si presentava la scena del crimine e quali rilievi ha compiuto dopo la morte di Mendoza Gutierrez. Ha fatto riferimento anche alle immagini di videosorveglianza ricavate da tre delle quattro telecamere interne al Laghetto Alcione (quella della veranda era fuori uso).
«Immagini di scarsa qualità» ha ammesso il carabiniere, che però sono bastate per ricostruire i movimenti e i gesti compiuti da Dipre prima durante e dopo aver colpito al collo Gutierrez.
Quest’ultimo «indossava una maglietta bianca – ha riportato Ronco – che in un secondo e mezzo, dopo l’aggressione subita, si è tinta di rosso». L’occhio elettronico ha catturato la scena nella veranda del locale attraverso il vetro di una porta.
Elemento che, per la difesa dell’imputato, rappresentata da Emanuele Sergo, non permette di ricostruire nel dettaglio l’accaduto, lasciando aperti una serie di interrogativi sull’aggressione, «ricostruita sulla sola base di interpretazioni», ha sostenuto il legale, a cominciare dalla volontarietà dell’atto (Dipre è accusato di omicidio volontario), per proseguire con la posizione dei due protagonisti e chiudere con l’arma del delitto, il calice di vetro che non si sa se si sia rotto nelle mani dell’imputato o al contatto con il collo della vittima.
A parlare, ieri, anche il luogotenente dei carabinieri di Tarvisio, Andrea Damiano, ricostruendo il fermo di Dipre nel capoluogo della Valcanale.
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