Omicidio di Nadia Orlando, concessi i domiciliari a Mazzega. I genitori della ragazza: "Un pugno nello stomaco"

UDINE. Il Tribunale del Riesame di Trieste ha accolto la richiesta degli arresti domiciliari per Francesco Mazzega, il trentaseienne di Muzzana del Turgnano che il 31 luglio scorso ha ucciso la fidanzata Nadia Orlando, 21 anni, di Vidulis di Dignano. Per la famiglia Orlando la decisione è "un pugno nello stomaco".
La misura cautelare prevede per Mazzega, assistito dai legali Annaleda Galuzzo e Federico Carnelutti, la custodia nella casa dei genitori, con braccialetto elettronico. Il pubblico ministero aveva chiesto la conferma della custodia in carcere.
In favore di Mazzega il legale Annaleda Galluzzo (che sta lavorando assieme al collega Federico Carnelutti) aveva richiesto invece una misura meno afflittiva, ossia appunto i domiciliari o nella casa familiare o in una struttura sanitaria. Tutto ciò, è stato rimarcato, in considerazione della «grave situazione psico-fisica» in cui versa il trentaseienne di Muzzana del Turgnano.
«Il provvedimento - ha detto il Procuratore di Udine, Antonio De Nicolo - non ci lascia soddisfatti. Avevamo chiesto la conferma del provvedimento del gip e valuteremo l'esperibilità del ricorso per Cassazione». Per De Nicolo, si tratta tuttavia di un provvedimento che «è in linea con lo stato della legislazione».
«L'ordinanza del Tribunale del Riesame - ha aggiunto - mette in evidenza che il fatto è gravissimo e ravvisa il pericolo che possa ripetere fatti del genere. I giudici però scrivono anche che il rischio è sufficientemente salvaguardato dagli arresti domiciliari integrati dal braccialetto elettronico».
«A differenza di altri ordinamenti europei - ha evidenziato De Nicolo - la nostra legge non prevede che si debba tenere conto della gravità del reato nell'applicazione delle misure. Vanno raffrontate esclusivamente alle esigenze cautelari: pericolo di inquinamento delle prove, fuga e recidiva. Può anche non piacere ma - ha concluso - da uomo delle istituzioni finché c'è questa legge dobbiamo osservarla».
I GENITORI DI NADIA: "UN PUGNO NELLO STOMACO"
«Come un pugno nello stomaco». È così che i familiari di Nadia Orlando hanno appreso la decisione del Tribunale del Riesame di Trieste. «Mai - afferma il loro legale, l'avvocato Fabio Gasparini - la famiglia si sarebbe aspettata infatti che, a distanza di neanche un mese dalla barbara uccisione della loro figlia, i giudici potessero concedere all'assassino un simile beneficio.
Lo stato d'animo che li pervade in queste ore è quello di rabbia e sgomento. Ma non di rassegnazione». «I genitori e il fratello di Nadia continuano ad avere fiducia nella giustizia nonostante questa inspiegabile decisione - prosegue - Ciò nella speranza e nella convinzione che al termine dell'iter giudiziario ci possa essere una giusta pena nei confronti di un soggetto che con un gesto orrendo e vigliacco ha ucciso Nadia e, di conseguenza, una famiglia e un'intera comunità»
OMICIDIO DI NADIA, NUOVI ELEMENTI PER RICOSTRUIRE LA VICENDA
Francesco Mazzega la mattina di martedì 1 agosto si era presentato alla polizia stradale di Palmanova. Era arrivato alla Sottosezione con la sua Toyota Yaris e, seduta accanto a lui, sul sedile passeggero, c’era Nadia, ormai priva di vita da ore.
L’uomo, infatti, ha dichiarato agli investigatori di averla strangolata al culmine di un litigio la sera prima – lunedì 31 luglio – e di aver poi vagato tutta la notte, a bassa velocità, per le strade del Friuli, arrivando anche a sconfinare nella zona di Trieste.
Una versione che non ha mai del tutto convinto gli inquirenti. L’autopsia, infatti, ha dimostrato che la morte della ventunenne di Vidulis è avvenuta per soffocamento.
All’interno della cavità orale di Nadia, incastrato tra i denti, è stato rinvenuto un frammento di stoffa di un paio di millimetri. Il trentaseienne, secondo il racconto dei suoi difensori, dopo l’arresto avrebbe manifestato più volte tendenze autolesionistiche.
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