Omicidio Gobbato, perizia su Garbino

UDINE. Tre mesi di tempo per stabilire se l’uomo che il 17 settembre del 2013 ha ucciso la praticante legale Silvia Gobbato mentre faceva jogging al parco del Cormôr era capace di intendere e di volere, per capire se sia socialmente pericoloso o no.
A effettuare una serie di valutazioni su Nicola Garbino 37 anni di Zugliano sarà lo psichiatra Calogero Anzallo cui ieri il giudice per l’udienza preliminare al tribunale di Trieste Laura Barresi ha conferito l’incarico. Una richiesta questa che è stata formalizzata dal collegio dei difensori di Garbino formato da Manlio Bianchini ed Elisabetta Burla.
Una questione fondamentale ai fini delle sua imputabilità per un delitto che potrebbe anche portare a una condanna all’ergastolo. Nessuna eccezione è stata sollevata dagli avvocati di parte civile Federica Tosel e Luigi Francesco Rossi che rappresentano rispettivamente la madre di Silvia Gobbato Cinzia Maria Perosa, il fratello Paolo Gobbato e il padre Adriano Gobbato che invece hanno nominato i propri consulenti di parte affidando questo compito allo psichiatra Alessandro Meluzzi, volto noto della televisione e ospite fisso della trasmissione “Quarto Grado”e la psicologa Erika Jakovic.
I due esperti avranno il compito di seguire le operazioni peritali. Il giudice ha quindi fissato al 17 ottobre la prossima udienza.
In quell’occasione dovranno essere esaminate le relazioni stese dai periti e si deciderà se Gobbato fosse capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio e se sia in grado di partecipare coscientemente al processo al tribunale di Trieste al quale nel maggio scorso sono stati trasmessi gli atti per reati come il tentato sequestro di persona a scopo di estorsione che il pm di Udine Marco Panzeri aveva contestato a Garbino oltre all’omicidio.
La necessità di stendere una nuova perizia psichiatrica è stata rappresentata dai difensori di Garbino dopo che la perizia effettuata dallo psichiatra Vittorino Andreoli aveva concluso la piena capacità di intendere e di volere di Garbino mentre quelle effettuate per conto della difesa dal professor Giuseppe Sartori e dal collega Pietro Pietrini, pur concordando su alcuni punti, avevano concluso per una seminfermità mentale.
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