Omicidio Tulissi, Calligaris ringrazia i legali dopo l’assoluzione: «Mi avete salvato la vita»

Viviana Zamarian

UDINE. Nell’innocenza di Paolo Calligaris i suoi avvocati hanno sempre creduto. Ed è a loro che l’imprenditore 51enne di Cividale si è rivolto appena ha saputo che la Corte d’assise d’appello di Trieste l’aveva assolto. «Mi avete restituito la vita» ha detto ai suoi legali.

«Era molto contento, certamente. Ma è una restituzione – commenta l’avvocato Rino Battocletti che lo difende assieme ai colleghi Alessandro Gamberini e Cristina Salon – che non lo risarcisce del tempo trascorso sotto processo. Per questo non me la sento di gioire per questa sentenza seppure sia stata, per il contesto in cui è maturata, certamente coraggiosa».

Una sentenza «con la quale i giudici di appello – prosegue Battocletti – hanno dimostrato di avere una vera cultura della giurisdizione».

Un processo «pesantissimo quello affrontato dal mio cliente» aggiunge Battocletti. «Da oltre 10 anni è stato sottoposto a indagini – afferma – con conseguenze irrisarcibili sul piano della sua vita familiare e personale. Non si potrà mai dimostrare quale è stata la causa dell’infortunio gravissimo che ha subito ma certo è che lo stesso si è verificato in questo contesto di stress, per cui Calligaris ha già avuto una pena pesantissima. In questi casi il processo è di per se una pena definitiva».

OMICIDIO TULISSI, LE TAPPE DELLA VICENDA

Calligaris, infatti, l’11 novembre dell’anno scorso – anniversario dell’omicidio – si era gravemente ferito mentre stava tagliando un’acacia che l’aveva travolto. Ci erano voluti tre mesi di ricovero in ospedale (con il rinvio delle udienze che la Corte aveva già calendarizzato) per un completo recupero fisico. «Servirà un tempo più lungo da un punto di vista emotivo».

I difensori dell’imprenditore attendono di leggere le motivazioni della sentenza. «Non abbiamo alcun timore di un eventuale ricorso in Cassazione – prosegue l’avvocato –. Abbiamo sempre creduto nell’innocenza di Calligaris e sostenuto che il processo non dovesse neanche iniziare dal momento che non c’erano i presupposti per esercitare l’azione penale. La sentenza di primo grado ci aveva lasciato sgomenti perché era fondata su molti travisamenti dei fatti da noi denunciati con l’atto di appello e con numerose memorie depositate. Non intendo entrare oltre nel merito della vicenda.

Abbiamo rispettato la sentenza di primo grado criticandola nella sede propria dell’impugnazione e ora attendiamo le motivazioni della decisione di appello. Non vogliamo comportarci come coloro che hanno anticipato lo stesso giorno della lettura del dispositivo da parte del giudice del Tribunale di Udine le ragioni dell’accusa.

Questo processo, come spesso ormai capita, si è sviluppato in modo innaturale, anche sui mass media. Si pensi che un ex carabiniere delegato alle indagini oltre che l’ex comandante dei Ris di Parma, Luciano Garofano, consulente della Procura, hanno partecipato a una trasmissione televisiva intitolata Quarto grado sul caso Tulissi quando ancora il secondo non si era celebrato. Ciò appartiene al populismo giudiziario che provoca torsioni illiberali gravissime anche all’interno del processo penale erodendo le garanzie e il diritto di difesa dei cittadini».

I difensori di Calligaris vedono l’eventuale appuntamento in Cassazione «come la possibilità di far valere ancora una volta le ragioni abbondantissime che dimostrano al di là di ogni ragionevole dubbio che Calligaris non ha ucciso Tatiana Tulissi e che questo non è un caso di femminicidio».

E sul rischio che questo diventi un cold case spiega: «Può darsi che il caso fosse oggettivamente irrisolvibile ma indagini più accurate e meno pregiudicate nei confronti di Calligaris avrebbero permesso di valutare con maggiore attenzione le numerose analogie che c’erano tra questo episodio e le rapine commesse nello stesso periodo di tempo e con le stesse modalità a Cividale e Tricesimo e delle quali non sono stati trovati i responsabili».

Il lavoro della difesa, dunque, non si ferma. «Un lavoro di squadra del collegio difensivo e dei collaboratori del mio studio. Abbiamo operato in maniera ottimale tra di noi sopportando e superando numerose pressioni e inciampi che ci sono stati frapposti» conclude.

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