Omicidio Tulissi, la difesa di Calligaris: «Sconcertati di essere a giudizio»
UDINE. È cominciata questa mattina una nuova udienza, la seconda, dedicata alle arringhe del collegio difensivo di Paolo Calligaris, l'imprenditore friulano di 49 anni, unico imputato nel processo per l'omicidio dell'allora compagna Tatiana Tulissi.
«Esamino il processo Calligaris con franchezza e rimango sconcertato che siamo a giudizio». Lo ha detto l'avvocato Alessandro Gamberini, uno dei legali del collegio difensivo di Paolo Calligaris, al termine dell'udienza in cui ha concluso le arringhe e chiesto l'assoluzione dell'imprenditore.
La difesa ne ha chiesto l'assoluzione per non aver commesso il fatto. Il giudice ha rinviato il processo al 19 settembre per le repliche. Poi si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.
Secondo la difesa il rinvio è «positivo perché significa che il giudice comprende che è un processo che va studiato e noi siamo convinti che più guarda le carte di questo processo più si accorge che è costruito sul nulla, sulla sabbia. È un edificio fatiscente su cui il pm ha cercato di mettere cerotti suggestivi che abbiamo smontato uno per uno. Il processo è costruito su dei falsi storici».
Il legale ha espresso forti critiche nei confronti dell'accusa, parlando, tra l'altro, di «elementi travisati», di «falsi di fatto» e «tutti rilevanti». «C'è la prova, non lo diciamo noi lo dice il pm - ha specificato il legale - che Calligaris è arrivato lì alle 18.29. La telefonata al 118 è delle 18.32.57, circa 4' dopo.
In quei 4' lui dice di aver svolto delle manovre di soccorso e ci sono molti elementi che depongono in questo senso - ha aggiunto -; comunque sono manovre che per come le descrive portano via esattamente quel tempo.
Non è un omicidio premeditato visto che aveva un appuntamento con il figlio, sopraggiunto due minuti dopo. Per essere un omicidio d'impeto non ci sono i tempi. C'è una prova d'alibi di Calligaris. Il tentativo del pm di scalzare questa prova d'alibi si è rivelato fallimentare».
In conclusione, «questo è un omicidio che non ha commesso Paolo Calligaris nonostante il tentativo feroce di 10 anni di inchiesta, fatta violando ogni regola, e nonostante questo non si è costruito nulla».
Per Gamberini, invece, «non è stato fatto nulla sulle piste alternative che pure erano state indicate come significative dai carabinieri, penso i Ros di Roma», ricordando che due rapine si erano verificate con le stesse modalità a pochi mesi di distanza negli stessi luoghi, Tricesimo e Manzano.
«L'impianto accusatorio è fondato e molto specifico». Lo ha affermato l'avvocato Laura Luzzato Guerrini, legale dei familiari di Tatiana Tulissi, dopo aver ascoltato le arringhe dei difensori di Paolo Calligaris.
«Prendo atto che la stessa difesa conferma l'arrivo di Calligaris circa 3'50''-4' prima della chiamata del 118. Mi sembra un arco temporale abbastanza lungo con una persona che si presume ferita o forse già morta.
Se una persona non è esperta nel rianimare un soggetto che è a terra, ferito o in condizioni di pericolo di vita qual è l'azione che fa per prima - si è interrogato il legale - forse chiamare i soccorsi, chiamare il 118. Se invece ho un'esperienza rianimatoria mi metto lì e cerco di rianimarla«.
L'avvocato della famiglia ritiene anche che «le piste alternative sono state considerate, ma non c'è stato nessun riscontro. Non ci sono tracce di dna di altre persone. Non è stato asportato nulla.
Tatiana indossava i gioielli, aveva anelli di brillanti e in casa non è stato toccato nulla - ha aggiunto Luzzato -. Se poi è stata uccisa, come dice la difesa, tra le 18 e le 18.10 a maggior ragione è più difficile che ci sia un rapinatore che aveva a disposizione mezz'ora per svuotare la villa».
La donna, 37 anni di Villanova dello Judrio, fu uccisa con tre colpi di pistola, sparati da un revolver calibro 38 mai ritrovato, nel tardo pomeriggio dell'11 novembre 2008 sull'uscio di villa Calligaris a Manzano dove abitava con il compagno. Calligaris è presente in aula, come alla scorsa udienza quando era cominciata l'arringa del primo dei legali difensori. Presenti anche i familiari di Tatiana, la mamma Meri Conchione e i fratelli Marco e Marzia.
Calligaris ha sempre sostenuto la propria innocenza. Innocenza che la difesa conta di affermare in aula per arrivare a una sentenza di assoluzione.
Nell'udienza del 9 luglio, la difesa ha fatto riascoltare in aula anche le telefonate fatte da Calligaris al 118 per dimostrare, hanno spiegato i legali, che era «agitatissimo» e smontare in questo modo il parallelo fatto dal pubblico ministero nel corso della sua arringa. In aula come a ogni udienza ci sono anche i familiari di Tatiana, la mamma e i fratelli.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto