Operai da 8 mesi senza stipendio «In città è un dramma sociale»

MANIAGO. Dolore per la tragica notizia del suicidio del titolare dell’azienda in cui lavoravano e al contempo forte preoccupazione per il proprio futuro. Sono i sentimenti diffusi tra la cinquantina...

MANIAGO. Dolore per la tragica notizia del suicidio del titolare dell’azienda in cui lavoravano e al contempo forte preoccupazione per il proprio futuro.

Sono i sentimenti diffusi tra la cinquantina di dipendenti del vecchio sito maniaghese della Zanardi, da otto mesi sono senza soldi. Il secondo anno di cassa integrazione straordinaria non è stato, infatti, ancora approvato per ritardi del ministero e «ci sono addetti che non hanno la possibilità di comprare nemmeno un quaderno ai figli», come denuncia il sindacalista di Cgil Claudio Pettovello, che ha seguito le evoluzioni della vertenza Zanardi. Alla cinquantina di dipendenti in difficoltà economica, se ne aggiunge una dozzina che aveva accettato il trasferimento da Maniago a Padova in seguito alla chiusura del sito della città del coltello nel 2012 – alcuni avevano optato per fare la spola quotidianamente tra Friuli e Veneto, mentre altri si erano trasferiti –, e che da quattro mesi, pur lavorando, non percepisce lo stipendio. Mutui e bollette da pagare, spese per i figli e per la vita di tutti i giorni da sostenere senza un euro: questa la situazione che stanno vivendo lavoratori ed ex addetti del vecchio stabilimento maniaghese del Gruppo editoriale.

«Un dramma umano, quello di Giorgio Zanardi, e un dramma sociale, quello che stanno vivendo i lavoratori – dice Pettovello –. Quanto sta accadendo alla Zanardi, così come in altre realtà, è una vergogna di Stato. Non è né umanamente né civilmente pensabile che i lavoratori debbano attendere otto mesi per vedersi riconosciuto il dovuto, ossia la cassa integrazione, per ritardi del ministero. Questi rimandi favoriscono solamente il lavoro nero, perché una famiglia non può vivere senza soldi, siano essi derivanti da uno stipendio o dalla quota di ammortizzatore sociale». Pettovello è rimasto costernato dinanzi alla notizia del suicidio di Zanardi, «imprenditore che soffriva per una situazione aziendale molto complicata. È stato un grave errore imprenditoriale chiudere il sito di Maniago, perché era uno stabilimento molto performante, che avrebbe potuto risollevare le sorti del Gruppo – osserva il sindacalista –. I titolari non hanno voluto credere nel progetto che avevamo proposto, che prevedeva il mantenimento della realtà maniaghese in un'ottica però di abbassamento dei costi, con l'impiego pure dei contratti solidarietà. Un piano in cui avevamo coinvolto Provincia e Regione. Hanno preferito chiudere e trasferire tutto a Padova, considerandola la via migliore. Invece, si è rivelata una scelta sbagliata, tant’è che l'azienda ha consegnato i libri in tribunale. Mi dispiace sia finita così: mi riferisco sia alla vicenda aziendale sia a quella umana». (g.s.)

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