Operaio di 22 anni morto in fabbrica, iniziata la perizia sul macchinario alla Stm di Maniago
Nella notte tra il 24 e il 25 marzo Daniel Tafa era stato trafitto da due schegge di acciaio incandescente partite dall’apparecchiatura: una delle quali l’aveva colpito al dorso causandogli una ferita fatale

È iniziato nella mattinata di martedì 22 aprile il primo sopralluogo negli stabilimenti della Stm di Maniago, dove la notte tra il 24 e il 25 marzo scorso è morto il 22enne Daniel Tafa, trafitto da due schegge di acciaio incandescente, una delle quali l’ha colpito al dorso causandogli una ferita mortale.
Dopo l’autopsia sul corpo del giovane operaio, nell’agenda della Procura era fissata la consulenza sul macchinario sotto sequestro, iniziata alle 10.30, con un pool di tecnici e ingegneri che ha raggiunto l’azienda di via Monfalcone.
Cinque gli indagati per l’incidente sul lavoro, tra titolare dell’azienda, delegato alla sicurezza, responsabile della sicurezza e prevenzione e due certificatori dei macchinari.
Lo scorso 8 aprile il pm Andrea Del Missier aveva conferito l’incarico al tecnico della sicurezza sul lavoro Federico Lui di Tavagnacco e all’ingegnere Manuel Forchiassin di Fossalta di Portogruaro. Successivamente i legali di due indagati avevano avanzato riserva di incidente probatorio, ma al termine fissato per la scadenza, lo scorso 18 aprile, nessuna richiesta è arrivata al giudice per le indagini preliminari.
Rimarrà quindi invariato il cronoprogramma già fissato. Alla perizia tecnica partecipano anche i consulenti nominati dalle parti. La famiglia della vittima, rappresentata fin dalla prime ore dopo la tragedia dall’avvocato Fabiano Filippin, si è affidata all’ingegner Giuseppe Cardillo.
Rispetto ai punti da chiarire, l’accertamento dovrà innanzitutto ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente che ha determinato la morte dell’operaio, chiarendo la compatibilità della stessa con le lesioni riscontrate in sede di autopsia. La potenza e la velocità delle schegge è stata paragonata a quella di un colpo di fucile. I proiettili di acciaio lo hanno colpito in modo talmente violento da fuoriuscire dal corpo dopo aver provocato le ferite in un caso mortali, quelle al torace, e nell’altro caso al gluteo, gravissime ma da sole di per sé non fatali. Su questo punto sarà compito dei periti fornire risposte.
Così come ci si attende una dettagliata illustrazione del funzionamento dei macchinari e la verifica dell’integrità di tutti i componenti. E, molto importante, se nel complesso tutti i dispositivi in azione quella notte rispondevano ai requisiti di sicurezza e idoneità previsti dalle normative.
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