Operata di tumore riceve la visita fiscale

A Cividale caso simile a quello accaduto a Campoformido. Marina Giordano, dipendente di Poste italiane, scriverà a Renzi
Di Lucia Aviani

CIVIDALE. La gaffe si è ripetuta, a ristrettissima distanza di tempo dall’episodio precedente e con identico copione: anche a Cividale, come successo a Campoformido a inizio settimana, una donna da poco operata al seno per un tumore ha avuto la sgradita sorpresa della visita fiscale. Il replay è andato in scena nella frazione di Gagliano e ha avuto per protagonista una signora di 58 anni, Marina Giordano, che lo scorso 15 settembre ha subito una mastectomia totale per un carcinoma. Da allora è in malattia, per ovvi motivi: ben nota, infatti, è la lunga, pesante (psicologicamente soprattutto) trafila di visite e controlli che segue un intervento chirurgico del genere. «Si è in ospedale, in pratica, un giorno sì e uno no», commenta la donna, dicendosi «sconcertata» per l’accaduto e annunciando «una lettera al premier Renzi, nella speranza – motiva – che la mia testimonianza possa far riflettere sulle falle di un meccanismo che andrebbe aggiustato». «Erano le 17.45 – racconta –. Ho sentito suonare il campanello: era il medico fiscale... il quale, peraltro, non appena ha capito la situazione mi ha esternato tutto il suo dispiacere e il disappunto per un “sistema” che proprio non funziona».

Sul certificato medico che la 58enne, dipendente di Poste Italiane (nello sportello di Vergnacco), aveva consegnato all’azienda «era chiaramente segnata – rende noto la Giordano – una crocetta sulla casella che evidenzia l’esenzione dalle visite fiscali, prevista per le gravi malattie». Un cancro, è evidente, rientra a pieno titolo nella fattispecie. «Nonostante ciò, e nonostante avessi personalmente comunicato il mio problema alla responsabile delle risorse umane della sede udinese dell’azienda - ricostruisce la signora -, è stato richiesto l’accertamento. Ho avuto modo di verificare che l’istanza è partita proprio dalle Poste di Udine, quelle di via Vittorio Veneto, cui appunto avevo presentato il certificato e dove mi ero premurata, ripeto, di anticipare a voce a chi di competenza lo stato delle cose. Un tanto per senso di responsabilità, dal momento che la filiale in cui lavoro ha solo due dipendenti: mi sono sentita in dovere di preavvisare per tempo proprio per evitare che la mia assenza provocasse ripercussioni al servizio. Sapevo, infatti, che l’iter pre e post operazione non sarebbe stato breve e mi avrebbe costretto a trascurare per qualche settimana il mio impiego, cui mi dedico da 40 anni: basti dire che fra pochi giorni ho una visita con il fisiatra, a seguire un’altra con la senologa, poi quella con il chirurgo... Sto ancora aspettando di conoscere l’esito dell’esame istologico e, di conseguenza, la cura che mi verrà prescritta. Il primo certificato medico aveva come scadenza il 17 ottobre, ma le ferite non si sono ancora rimarginate (non posso nemmeno guidare, quindi) e la scadenza è stata così differita». Momenti difficili, superfluo dirlo. Destabilizzanti. «E vedere messa in dubbio, in un simile frangente, la propria onestà e serietà... fa davvero male», chiosa la cividalese.

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