«Operazioni dannose: l’ospedale mi risarcisca»

CODROIPO. Si sottopone a due interventi chirurgici alla spalla nel giro di quattro mesi, ma i dolori continuano e, anzi, i movimenti del braccio e della mano sono più limitati di prima. Quando si fa visitare in un altro ospedale, scopre di avere una lussazione a causa delle precedenti operazioni. Ma lei non riesce più a lavorare e le difficoltà si moltiplicano, dal momento che è giovane e vive da sola. Ha intentato una causa all’azienda ospedaliera e all’Azienda sanitaria 6 di Pordenone e chiede un risarcimento di 254 mila euro.
Ha 54 anni e abita a Codroipo la protagonista, suo malgrado, di questa vicenda. Nel 2010, per mettere fine ai dolori che la affliggevano ormai da tempo, si era rivolta all’ospedale di Spilimbergo per risolvere il problema, ovvero per sbloccare l’articolazione.
A dicembre il primo intervento, in anestesia generale; il problema non era stato risolto, il male persisteva. A marzo 2011, sempre a Spilimbergo, la seconda operazione. «La mia assistita – spiega l’avvocato Graziella Dimitri – non riusciva più a usare il braccio e la mano sinistra».
La donna di Codroipo l’aprile successivo si sottopone ad una visita all’ospedale di Latisana, dove le viene riscontrata una lussazione a seguito dell’intervento e dell’installazione di una protesi. Non riesce più a muovere spalla e braccio, i dolori sono fortissimi. La diagnosi è di congelamento della spalla. Vive sola, lavora come stagionale, dalla primavera all’autunno nel comparto agricolo, ma non è più in grado di proseguire. Cade in uno stato di prostrazione a causa del quale sospende anche le cure ortopediche per recuperare sul fronte psicologico: grazie ad alcuni volontari che la accompagnano nelle strutture sanitarie.
«Prima degli interventi, secondo quanto accertato dal perito di parte, aveva una limitazione dei movimenti al 20 per cento, dopo tale limitazione è salita al 45 per cento». Insomma, dopo le operazioni la situazione è peggiorata.
La donna chiede un risarcimento, per danno fisiologico, patrimoniale e no, di 254 mila euro all’azienda ospedaliera Santa Maria degli Angeli e all’Azienda sanitaria 6 di Pordenone (che dal primo gennaio 2011 hanno assorbito le funzioni dei presidi ospedalieri del territorio). La causa civile comincerà il prossimo mese.
Secondo le strutture sanitarie pordenonesi «i trattamenti sono stati effettuati correttamente. Gli esiti descritti sono da ascrivere ad imprevedibili complicanze post operatorie descritte in letteratura. Il danno biologico sarebbe comunque molto inferiore a quello indicato in citazione».
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