Ora Cristian riposa a Reana accanto alla madre

Nella breve cerimonia in cimitero anche l’anziano padre. Alla camera ardente l’abbraccio delle due gemelline
Feletto Umberto 08 Luglio 2016 commemorazione vittima terrorismo Copyright Petrussi Foto Press / Bressanutti
Feletto Umberto 08 Luglio 2016 commemorazione vittima terrorismo Copyright Petrussi Foto Press / Bressanutti

FELETTO UMBERTO. Le gemelline sono andate a salutare papà per l’ultima volta al mattino, prima che la camera ardente aprisse al pubblico. Sono scese nella sala consiliare del municipio accompagnate da mamma Stefania e dalla grande famiglia Rossi-Collavin: è stata l’unica volta in cui le piccole, che hanno tre anni, pur in un momento tanto doloroso, hanno avuto un contatto “pubblico” fuori dalla stretta protezione dei familiari.

Ciascuna aveva fatto il disegno per papà, un disegno che rimarrà con Cristian per sempre, visto che è stato messo sopra la bara. Era il saluto delle sue “briciolone”, come l’imprenditore friulano ucciso a Dacca chiamava le gemelline.

Moltissime le persone che da mezzogiorno in poi sono arrivate in piazza Indipendenza e hanno sceso quel manipolo di scalini per rendere omaggio a un ragazzo «coraggioso», come lo hanno ricordato i nipoti. Corone di fiori bianchi e lilla inquadravano la scena. E poi i girasoli, quasi a voler riecheggiare il sorriso che Cristian esibiva in ogni fotografia.

Lì, seduta in prima fila c’era la moglie Stefania, che non ha lasciato Cristian solo per un attimo in mezzo a tutta quella gente. Stefania si è fatta forza grazie al sostegno della sorella Cristina. Ma lo strazio di questi giorni le si leggeva sul volto.

Moltissime le lacrime piante. Moltissime quelle ancora da piangere. Per un amore strappato troppo presto, per un papà strappato troppo presto. Hanno vegliato sulla bara anche le tre sorelle di Cristian: Daniela, Cristina e Gabriella. Lo sguardo perso nel vuoto.

E poi gli abbracci. Tanti quelli portati da amici e parenti. Abbracci forti, di quelli che ti vogliono infondere coraggio, quando di coraggio per andare avanti ce n’è bisogno. Mani tese, occhi lucidi e tanta rassegnazione. Perché quello che è stato ormai non si potrà più cambiare, «ma almeno resta il ricordo», sussurra una signora uscendo dalla camera ardente.

A decine, a centinaia, hanno voluto tributare l’ultimo saluto a Cristian, «un imprenditore - ha detto un conoscente della famiglia - che era andato per il mondo a cercare fortuna, esattamente come molti friulani all’inizio del Novecento e poi ancora molte altre volte negli anni».

Il papà 89 enne di Cristian, Francesco Rossi, ha detto addio al suo figliolo dopo il funerale, durante la breve cerimonia nel cimitero di Reana del Rojale. Un uomo devastato dal dolore. Che a gennaio ha visto seppellire l’amore della sua vita, l’adorata moglie Dina. E ora anche il suo figlio più piccolo, Cristian. Mamma e figlio riposeranno l’uno accanto all’altra.

E questo è uno dei pochissimi conforti per Francesco che 23 anni fa aveva già subito un altro grave lutto, quando aveva perso la figlia Carla.

A sostenerlo in questa ennesima prova che la vita gli pone davanti c’erano le tre figlie, la nuora Stefania e i moltissimi nipoti, oltre a tutti i parenti e agli amici. Monsignor Giulio Gherbezza, parroco di Reana, ha officiato la breve cerimonia, benedicendo il feretro prima della tumulazione.

Ora Cristian riposerà a Reana, dopo avere visto il mondo con i suoi occhi più e più volte. Aveva scelto il Bangladesh per sviluppare la sua impresa. C’era arrivato come dipendente della Bernardi prima ed era ritornato come imprenditore in proprio poi. Ieri quello Stato, straziato dal terribile attentato dell’Holey artisan bakery, ha voluto partecipare alle esequie con la presenza del console onorario Gianalberto Scarpa Basteri.

«L’ambasciatore non ha potuto essere presente - ha detto il console al termine della cerimonia funebre -. Ma ha voluto dare un segnale di vicinanza e di affetto, stringendosi attorno a una delle vittime».

Quindi il console ha portato la propria personale esperienza: «Vengo qui da italiano che ha vissuto un breve periodo in Bangladesh e ci tornerà - ha assicurato Scarpa Basteri -. Sono particolarmente toccato da un lutto che ha tolto la vita a uno di noi, uno che va lì per lavorare e per portare una migliore condizione sociale alla popolazione bengalese.

Una popolazione che comunque vuole bene agli stranieri e agli italiani in particolare e che purtroppo è rimasta vittima di persone che nulla hanno a che vedere con il popolo bengalese, persone che faccio fatica a definire umane. La situazione in Bangladesh ora è molto fluida, naturalmente devono emergere le responsabilità da parte degli attentatori e di chi gli sta dietro, mi auguro che questo attentato, che pure è di una gravità assoluta, non fermi i rapporti tra Italia e Bangladesh e che la gente non si faccia intimorire.

Vista la situazione pur sempre agitata, il consiglio per gli italiani è di non frequentare luoghi dove ci sono occidentali, in primo luogo il quartiere diplomatico».

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