Ora sono le videolottery ad attirare i goriziani

Preoccupa sempre più la dipendenza di chi cerca la fortuna tra le slot machine. Venti le persone in trattamento al Sert nel 2013, cinquantaquattro casi in tre anni

GORIZIA. Cinquantaquattro casi in appena tre anni. Venti persone in trattamento soltanto nel corso del 2013. «E si tratta, inevitabilmente, soltanto della punta dell’iceberg».

Dipendenza, sindrome, patologia: l’approccio distorto al gioco d’azzardo coinvolge un numero sempre crescente di goriziani. Attirati, fino a venire in taluni casi letteralmente fagocitati, dall’ipnotico scintillio dei videoterminali che riproducono gli effetti delle slot machine: apparecchiature che, lasciate le tradizionali sale da gioco, si sono impossessate degli angoli più appartati di bar e locali.

Più dei “gratta e vinci”, più delle lotterie e del Superenalotto, sono le Vlt (acronimo per videolottery terminal) a causare dipendenza patologica: «Ci sono state persone che hanno perso anche trenta, quarantamila euro alle macchinette», spiega Carlo Benevento, responsabile dei percorsi di trattamento del gioco d’azzardo patologico al Sert di via Vittorio Veneto.

La struttura, che ha iniziato le proprie attività nel 2008 con una fase sperimentale, fornisce supporto in questo momento a un gruppo di venti persone: si tratta di otto femmine e dodici maschi, «eterogenei per ceto sociale ed età: ci è capitato, anche in passato, di avere in gruppo persone di 22 anni e ottuagenari», racconta Benevento.

Il percorso di recupero dura complessivamente tre anni: nel corso del primo biennio gli incontri hanno cadenza settimanale (si svolgono generalmente nei locali di parco Basaglia il martedì pomeriggio), mentre il terzo anno è caratterizzato da un ciclo di incontri mensili. Il primo anno erano seguite dagli operatori dell’ambulatorio appena cinque famiglie: nel trennio 2009-2012 lo staff del dottor Benevento ha accolto in tutto 54 persone.

«La terapia di gruppo serve a far sentire meno sole le persone affette dalla patologia – spiega il responsabile del servizio – a condividere il problema. Ci sono soggetti che si sono presentati al momento dell’avvio del percorso d’uscita con intenzioni estreme, sfiduciati: nell’arco di un paio di mesi si riesce già a ridare un nuovo equilibrio al paziente».

Difficile tracciare un profilo circostanziato del giocatore d’azzardo patologico: «La piaga non riguarda soltanto le aree di disagio sociale – rileva Benevento -: abbiamo avuto in trattamento imprenditori e casalinghe, giovani e anziani. Differiscono le motivazioni: gli uomini iniziano a giocare prevalentemente per ricercare la sensazione adrenalinica; le donne, che generalmente approcciano il gioco più tardi, cercano una via di fuga da una realtà magari frustrante».

Accorgersi in tempo del problema diventa fondamentale: «Esistono dei campanelli d’allarme: c’è da drizzare le antenne quando si inizia a mentire, si nascondono ricevute e scontrini, quando si perde interesse per altri aspetti della propria vita – spiega il terapeuta -. In questo senso, fondamentale è l’apporto dei familiari, che per primi notano il cambiamento negli atteggiamenti del congiunto».

Il progetto approntato dal Sert del capoluogo isontino prevede interventi mirati nelle scuole, un’iniziativa in collaborazione con Lottomatica e la partecipazione al gruppo regionale istituito per affrontare il problema delle ludopatie. I professionisti del servizio dipendenze, di concerto con la Provincia, stanno mettendo a punto un manifesto per la legalità contro il gioco d’azzardo, sulla falsariga di quanto già fatto con successo da altre realtà nel Nord Italia.

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