Orazi: «Metto il Verdi di Trieste in rete con Udine e Pordenone»

Il nuovo sovrintendente: un programma policentrico d’opera, musica e balletto. «“Attila” e lo “Stabat Mater” in estate ad Aquileia»

TRIESTE. Teatro Verdi di Trieste, stagione 2013, prima della sovrintendenza Orazi, si cambia. Dopo aver assestato i conti piuttosto disastrati del lirico triestino come commissario straordinario («pareggio di bilancio raggiunto per il 2011 e 2012 e così credo sarà anche per l’anno in corso»), Claudio Orazi (nella foto), uomo di teatro e di istituzioni con una lunga militanza a capo dello Sferisterio di Macerata e dell’Arena di Verona, da sovrintendente intende ora rilanciare il Verdi, puntando sul suo radicamento in tutta la regione, su una politica che punti alla formazione di un nuovo pubblico, giovanile in particolare, e su partnership internazionali per produzioni grandi e aperte ai nuovi linguaggi della scena.

«È giunto il momento – spiega Orazi – di togliere il teatro d’opera dalla torre d’avorio in cui si è confinato, a Trieste come in altre parti d’Italia, per la sua autoreferenzialità. È stata demenziale la politica dei teatri d’opera di separazione dal contesto socioculturale dei distretti. E di arroccamento solo su un repertorio tradizionale». «Tanto più – continua il neosovrintendente – in una città che in passato ha dialogato con le capitali della musica e in una regione che nell’arco di qualche decennio si è dotata di teatri straordinari come quelli di Udine, di Pordenone e Gorizia: pilastri nel contesto di un circuito di oltre 20 teatri, che fanno del Friuli un distretto unico. Per questo, noi ci stiamo irradiando e parola d’ordine del Teatro Verdi di Trieste è e sarà: Fondazione lirico-sinfonica a carattere policentrico. Non uso, come si vede, la parola decentramento, che è parola e pratica obsoleta degli anni 70».

Come si svilupperà dunque l’azione del Verdi? «È del mese scorso la stesura di un protocollo, sotto l’egida della Regione, che vedrà i teatri di Trieste, Udine e Pordenone lavorare insieme per elaborare un programma di opera, musica e balletto integrato che escluda la moltiplicazione degli eventi, si prefigga alta qualità artistica, ricerchi il nuovo pubblico e del pubblico valorizzi anche la mobilità». E duque spettacoli d’opera che potranno anche avere la loro prima a Udine o a Pordenone? «Certamente, e stiamo pensando a forme di abbonamento spendibili nei diversi teatri... Stiamo lavorando a un Attila verdiano da rappresentare, per la Giornata della musica del 21 giugno ad Aquileia, dove l’11 luglio saremo con lo Stabat Mater di Rossini diretto da Gianluigi Gelmetti che presenteremo anche al Festival di Lubiana». E l’operetta, una delle stelle al merito del lirico triestino? Orazi la vuole fare e a livello altissimo, «ma oggi non ci sono le risorse ed escludo che si possano fare le cose banalmente tanto per fare... Mio auspicio è che nel 2014, con risorse aggiuntive, si possa tornare a realizzare spettacoli di operetta nel contesto più ampio di un festival che valorizzi i tanti luoghi d’interesse storico artistico di questa nostra terra». E intanto è già fissato lo spettacolo inaugurale della prossima stagione: «Un’opera poco frequentata di Wagner, Das Liebeverbot (Il divieto d’amare), coprodotta con il Festival di Bayreut e l’Opera di Lipsia».

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