Ordine delle professioni infermieristiche di Udine

L’Ordine delle Professioni Infermieristiche è un ente pubblico non economico che raccoglie tutti gli infermieri e gli infermieri pediatrici dell’attuale provincia di Udine.

Presenti su base provinciale o interprovinciale, gli OPI vedono una propria organizzazione interna basata su:

  • il Consiglio direttivo: è l'organo di governo del collegio, si rinnova ogni triennio. Il nostro consiglio direttivo è composto da 15 consiglieri e vede al suo interno le cariche di Presidente, Vicepresidente, Segretario e Tesoriere. Il Presidente ha la rappresentanza dell'Ordine ed è membro di diritto del Consiglio Nazionale.
  • il Collegio dei revisori dei conti: viene eletto, come il Consiglio direttivo, ed è composto da tre membri effettivi e da un supplente. Le attività dei Collegio dei revisori dei conti sono disciplinate anche dal Regolamento di contabilità approvato dal Ministero della Salute.
  • l'Assemblea degli iscritti. Che è rappresentata da tutti gli iscritti all’Ordine.

Gli Ordini sono strutturati su base provinciale o interprovinciale, all'interno di ogni Regione. Al momento gli Ordini italiani sono 103. 

Gli infermieri iscritti all’OPI di Udine sono 4168 degli oltre 10.000 infermieri del FVG, suddivisi fra infermieri ed infermieri pediatrici; di questi oltre un centinaio svolgono la libera professione.

Le principali mission dell’Ente sono la tutela della cittadinanza; garantendo la corretta tenuta degli Albi, verificando l’attività dei propri iscritti al fine di certificare lo svolgimento della professione infermieristica secondo i criteri previsti dal legislatore. Non di secondo aspetto è la tutela dei professionisti iscritti negli Albi. Svolgendo un’attenta attività di verifica e controllo, garantisce l’applicazione del Codice Deontologico della professione infermieristica che è il principale strumento di indirizzo per ogni infermiere.

L’attività dell’Ordine delle Professioni infermieristiche di Udine, in questo primo semestre del 2020 ha visto una battuta d’arresto causata dalla ormai nota pandemia da Sars-Covid 19, che ha imposto il blocco delle funzioni ordinarie e l’attività di front office. Ma questo non ha impedito a tutto il Consigli direttivo di attivare tutte le misure necessarie a garantire la sicurezza operativa utilizzando lo smart working e il corretto distanziamento sociale nelle attività urgenti in sede. Grazie alle direttive ricevute dalle ordinanze ministeriali e dalla nostra Federazione nazionale, abbiamo garantito l’accoglimento di tutte le nuove domande di iscrizione agli Albi, consentendo a molti infermieri neolaureati di poter essere inseriti prontamente nel mondo del lavoro.

Ogni realtà sanitaria in questi mesi è stata interessata dai problemi legati alla pandemia. Uno dei tanti e forse il più necessario è stata la carenza dei dispositivi di protezione individuale. A questo l’OPI di Udine ha contribuito notevolmente facendo pervenire all’Azienda ospedaliera Friuli Centrale 12.000 mascherine chirurgiche in prima battuta ed in seguito altre 9000 mascherine filtranti, garantendo così la tutela della salute di molti infermieri e dipendenti del nostro territorio.

La pandemia da Sars-Covid 19 ha toccato profondamente la nostra professione.

L’OPI di Udine ha promosso una serie di attività per non dimenticare ogni attimo che resterà scolpito nei nostri cuori e nelle nostre menti. Fra le tante voglio ricordare che abbiamo promosso un’interessante iniziativa denominata “Poeti in Corsia” che ha visto dedicare 58 poesie alla nostra professione da parte di poeti locali e di altre regioni d’Italia.

L’OPI di Udine inoltre si è posta al fianco di una delle più importanti campagne create dalla FNOPI, Federazione degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, che ha voluto istituire la campagna NOI CON GLI INFERMIERI che sta vedendo un’importante raccolta fondi per sostenere tutti gli infermieri e le famiglie di coloro i quali in questi mesi si sono ammalati di Coronavirus o addirittura hanno anche perso la vita a seguito dell’impegno professionale quotidiano.

Voglio soprattutto ringraziare tutte le persone che in questi mesi hanno manifestato la loro vicinanza alla nostra professione. Sono state parecchie che con piccoli gesti hanno permesso a tutta la nostra famiglia professionale di continuare a lottare per garantire la salute a tutti i cittadini coinvolti. A tutti gli infermieri iscritti all’OPI di Udine va tutta la stima personale e di tutto il Consiglio direttivo e l’orgoglio di rappresentare professionisti preparati e competenti che in ogni situazione sanno mettere in atto competenze ed esperienze determinati nel raggiungimento dei migliori esiti di salute.

 

L’infermiere libero professionista in tempo di pandemia

C. Tundra

 

Gli infermieri che si occupano della nostra salute non operano solamente nelle strutture pubbliche o private. Una buona fetta degli infermieri italiani sono inseriti nel sistema come infermieri liberi professionisti. Molti di essi in questi mesi di pandemia da COVID-19 hanno visto mutare notevolmente la propria attività. Infatti il tempo del lockdown ha imposto la riduzione delle attività in libera professione perdendo gran parte di quel rapporto di relazione instaurato fra infermiere e cittadino. Un rapporto speciale, intenso e di fiducia quello che si viene a creare fra infermiere libero professionista e utente. Spesso è una condizione privilegiata e particolare. Entrare a domicilio di una persona vuol dire entrare direttamente nella sua intimità. E di tutto questo chi lavora a domicilio sa come poter instaurare un ottimo rapporto terapeutico che garantisca la miglior riuscita nella presa in carico dei problemi di salute espressi dalla persona. Purtroppo questa pandemia in parte ha ridotto gli accessi domiciliari, pur garantendo tutte le prestazioni considerate urgenti. Per molti colleghi infermieri i problemi principali si sono subito manifestati con la difficoltà di recuperare i DPI necessari a garantire la giusta sicurezza operativa per l’operatore e per il paziente. In alcuni casi si è osservato anche la difficoltà nel poter mantenere le attività professionali proprio a causa della riduzione degli accessi domiciliari e per il lockdown. Si è cercato di porre rimedio ad alcuni dei problemi suddetti. La FNOPI ha istituito un fondo di solidarietà per poter aiutare anche gli infermieri liberi professionisti che per una mancata operatività si sono trovati a non aver di che vivere. Anche l’OPI di Udine si è attivato rendendo disponibili a chi ne avesse fatto richiesta, un certo quantitativo di mascherine filtranti proprio per aiutare i colleghi che ne fossero stati sprovvisti. Siamo certi che il Sistema Sanitario regionale avrebbe potuto utilizzare le risorse degli infermieri liberi professionisti non impiegati, nelle risposte acute durante la pandemia soprattutto negli ambiti territoriali e domiciliari riducendo così sicuramente la quota di accessi alle strutture pubbliche per acuti.

 

L’Infermiere ed il territorio

S. Giglio

 

Quello che abbiamo sicuramente imparato da questa pandemia è che molti dei pazienti curati nei nostri pronto soccorso si sarebbero potuti gestire al loro domicilio. Infatti molte delle affezioni respiratorie causate dal Coronavirus hanno determinato un iper-afflusso di pazienti nelle aree critiche dei nostri ospedali. La presenza sul territorio e nell’extra ospedaliero dell’infermiere è sicuramente il punto di forza delle organizzazioni sanitarie attuali e future. L’infermiere di famiglia e di comunità, recentemente introdotto a livello nazionale con le manovre apportate dal Governo per combattere la pandemia; darà la possibilità, grazie al suo inserimento nel tessuto sociale, di intercettare ogni situazione potenzialmente critica o in fase evolutiva e apportare già i primi correttivi prima di giungere, se necessario, alle strutture per acuti. Inoltre le conoscenze e le competenze acquisite e maturate nel tempo da parte di queste figure infermieristiche, lo riconoscono come un vero e proprio specialista dell’assistenza domiciliare. L’infermiere di famiglia e di comunità se correttamente inserito nella rete multidisciplinare domiciliare è in grado di svolgere correttamente la presa in carico dei problemi di salute delle persone. Operando in collaborazione con la componente medica sa mettere in atto le evidenze scientifiche e le buone pratiche utili a gestire a domicilio i problemi cronici che sempre di più interessano la nostra società. Ci auspichiamo quindi un pronto e costante inserimento di queste figure nella rete dei servizi domiciliari prendendo come spunto le già ottime esperienze maturate nella nostra regione che oltre che ridurre di oltre il 20% il tasso di ospedalizzazione, concorrono a ottimizzare la spesa sanitaria regionale.

 

La formazione infermieristica  

S. Giglio

 

Come tutte le attività didattiche, anche la formazione infermieristica ha subito un rallentamento a causa del blocco delle attività per la pandemia da covid. Fortunatamente le contromisure messe in atto dall’Ateneo udinese, ove confluiscono le due sedi del corso in infermieristica di Udine e Pordenone; hanno concesso di portare a temine i corsi di laurea. Utilizzando le nuove metodiche didattiche, lo smart working, i laboratori virtuali ed ogni strumento utile nella prosecuzione dei piani di studio, i docenti infermieri e gli studenti, hanno potuto interagire magistralmente e portare a termine ogni piano di studio progettato. Tutto questo ha fatto si che tuti gli studenti del corso di laurea in infermieristica potessero effettuare gli esami di stato e la dissertazione della tesi utile al conseguimento del titolo di Laurea in Infermieristica. Aver garantito la prosecuzione del percorso accademico è stato determinate soprattutto in questi tremendi mesi di pandemia. Infatti ogni azienda pubblica e privata è costantemente alla ricerca di personale da inserire nelle proprie organizzazioni. L’aver collaborato al raggiungimento di questi obiettivi è stato utile affichè questi nuovi infermieri potessero immediatamente effettuare l’iscrizione all’Albo degli infermieri presso il nostro OPI e venir immediatamente assorbiti dal mondo del lavoro. E’ stata un’importante iniezione di risorse fresche che ha consentito di migliorare diversi aspetti organizzativi in sofferenza. Ringraziamo pertanto la componente universitaria per lo sforzo fatto e per i brillanti risultati ottenuti.

 

Le nostre degenze completamente stravolte

E. Cassan

All’improvviso tutto è cambiato. percorsi, approccio col paziente, la relazione con i familiari, il nostro modus operandis. Da un giorno all’altro cambiavamo, e continuavano a cambiare di giorno in giorno nella speranza di trovare il giusto approccio al problema.

Avevamo tutti paura di questa pandemia, di questi nuovi percorsi, di questo nuovo comportamento da attuare con le persone che si ricoveravano.

Un volto coperto da mascherina e visiera da quando si iniziava al turno a quando si terminava.

Le nostre mani, sono state il nostro mezzo di comunicazione ...toccavano le mani dei pazienti, non servivano tante parole...ma solo la nostra presenza fisica. Noi, abbiamo cercato di essere la loro madre, la loro moglie, la loro figlia, …. tutto il loro affetto che non potevano avere

dai loro congiunti.

Abbiamo fatto capire ai familiari che noi operatori ci siamo e ci saremo sempre vicino ai loro cari, e così è stato. E’stata dura comunicare ai familiari che non potevano venire a far visita al loro congiunto, ma abbiamo avuto una collaborazione straordinaria.

Non è stato semplice per nessuno...ma con grande orgoglio siamo riusciti a far capire sia ai pazienti che ai loro familiari che se tutti rispettano le normative e i percorsi tutto sarebbe andato bene.

I cittadini ci hanno ascoltato in silenzio, hanno collaborato con noi nelle ed hanno compreso le nostre difficoltà. E per questo va un enorme ringraziamento e in primis di

essersi fidati, e di aver lasciato nelle nostre mani i loro cari.

La fatica fisica è nulla rispetto ai risultati ottenuti. Vorremmo solo che tuti questi nostri sforzi siano serviti a qualcosa e che ci aiutino in futuro qualora sfortunatamente ci ritrovassimo in situazioni simili.

 

RUOLO DEL COORDINATORE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

F. Fregonese

 

Il ruolo del coordinatore, comunemente chiamato Capo Sala, spesso è sconosciuto alla maggior parte delle persone comuni che si chiede quali siano le sue competenze.

A tutti i coordinatori dell'ospedale di Palmanova e alla Dirigente del Servizio Infermieristico è stato chiesto di allestire per pazienti affetti da Covid-19, un reparto e una terapia intensiva. E stato subito evidente che sarebbe stata una sfida epocale, una esperienza mai provata prima d'ora.

Il percorso formativo del coordinatore prevede lo studio di diverse metodologie e strumenti utili ad organizzare in modo efficiente l'assistenza infermieristica e la presa in carico degli assistiti. Gli argomenti di approfondimento variano dalla logistica, alla gestione delle attrezzature, l'approvvigionamento dei presidi, la sanificazione ambientale con particolare attenzione al posto letto del paziente. Tutto deve essere organizzato per permettere agli operatori di lavorare in un ambiente che faciliti il loro operato ma soprattutto che lo facciano in sicurezza per loro e per i pazienti. Non solo, responsabilità principale del coordinatore è garantire la qualità dell'assistenza erogata, compito facilitato da una puntuale gestione della formazione e dell'aggiornamento delle competenze di tutta l'equipe assistenziale, in particolare degli infermieri e degli OSS. Indispensabile è inoltre l'utilizzo di protocolli operativi che tutti i professionisti utilizzano nello svolgimento della pratica quotidiana. Altri aspetti fondamentali che un coordinatore deve presidiare sono la comunicazione e la relazione tra i diversi operatori sanitari membri del gruppo. Lavorare in team non è scontato. Creare un clima lavorativo basato sul rispetto, affiatamento e sostegno reciproco è la base per identificare un gruppo forte. La coesione permette di affrontare le difficoltà e di garantire il miglior risultato possibile per il malato. In alcuni casi la guarigione ma anche l'esito finale accompagnando la persona nel fine vita.

E' evidente che tutto questo non si costruisce in poche giorni ma l'emergenza Covid ha messo tutti davanti a questa sfida titanica.

Creare in meno di una settimana un reparto è stata per tutti i coordinatori una forte emozione, una iniezione di adrenalina che ha permesso di passare intere giornate in ospedale senza risparmiarsi. E' stato chiuso il Blocco Operatorio per far posto ai letti di Terapia intensiva, traslocati gli ambulatorio di ginecologia e pediatria per creare un reparto infettivi per ricoverare i pazienti Covid; con gli ingegneri clinici sono state allestite le apparecchiature e i presidi necessari, approntati percorsi per la corretta gestione della protezione individuale, gli ormai famosi DPI, l'approvvigionamento di tutti i farmaci, la pianificazione della sanificazione ambientale, solo per fare qualche esempio. Tutto doveva essere perfetto per poter gestire la complessità di un paziente con elevatissima contagiosità ed evitare la sua trasmissione agli operatori e garantire la sicurezza dell'ospedale intero.

La sfida più ardua e stata quella di creare gruppi lavorativi con l'inserimento di professionisti provenienti da reparti e ospedali diversi. Questi colleghi pur non conoscendosi hanno da subito capito che avevano un obiettivo comune, quello di assistere con la massima professionalità e competenza questa tipologia di pazienti e di farlo in sicurezza per non infettarsi o essere loro stessi veicolo di contagio per le loro famiglie.

Questo è una piccola fotografia del lavoro del coordinatore infermieristico, spesso incompreso, un ruolo che se esercitato con autorevolezza è in grado coinvolgendo tutti gli operatori, di realizzare obiettivi impensabili, così come è avvenuto all'ospedale di Palmanova. Un ringraziamento a tutti i colleghi che con abnegazione hanno assistito i pazienti con Covid ma soprattutto ai coordinatori che hanno permesso che questo avvenisse in un ambiente sereno, costruttivo e sicuro per tutti.

 

 

 

 

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