Orecchio strappato al rugbista La procura chiederà il processo

L’assoluzione della Federazione non ha chiuso la vicenda sulle lesioni a Chesani In vista il ricorso in ambito sportivo, ma soprattutto si procede in sede penale



“Assolto” a livello sportivo, ma ora il presunto autore del morso che lo scorso 16 dicembre – durante una partita di rugby – strappò con un morso il lobo dell’orecchio al giocatore del Pedemontana Livenza rugby Marco Chesani, dovrà rispondere in sede penale dell’ipotesi di reato di lesioni personali aggravate. La procura della Repubblica di Pordenone, per mano del pm Maria Grazia Zaina, ha aperto un fascicolo nei confronti di Riccardo Amadeus Fabris, 25 anni, nato a Motta di Livenza e residente a Oderzo (dove gioca nella locale squadra di rugby, appunto), difeso dagli avvocati Martina Piovesana e Francesca Ginaldi.

L’accusa

«Perché volontariamente – recita il capo d’accusa – cagionava a Chesani Marco lesioni consistite nel distacco del lobo dell’orecchio destro, da cui conseguiva una malattia di 42 giorni con esiti permanenti - menomazione dell’organo uditivo. In particolare, durante l’incontro di rugby C2 Triveneto tra Pedemontana Livenza e Grifoni Oderzo, mentre era in corso una mischia (...) Fabris mordeva il lobo dell’orecchio destro all’avversario Chesani, troncandoglielo nettamente, mentre si trovavano testa a testa. Fatto aggravato in quanto commesso per motivo abietto al solo fine di ledere l’avversario nella competizione sportiva».

udienza premiminare

La vicenda finirà dunque nelle mani del gup, anche perché sussiste pure l’aggravante dell’indebolimento permanente per la perdita di un organo. Il lobo strappato finì allora sul terreno di gioco, fu cercato, recuperato e portato all’ospedale nella speranza che potesse essere in qualche modo ricucito all’orecchio di Chesani. Cosa che non fu ritenuta clinicamente possibile, così il giocatore del Pedemontana Livenza è tuttora in attesa che gli venga ricostruito il lobo con un intervento di chirurgia plastica.

risarcimento

Eppure il tribunale della Federugby non ha preso provvedimenti, perché «non è stata raggiunta la prova in ordine all’individuazione del soggetto effettivo autore dell’atto violento», a parte la sanzione di 500 euro comminata alla società opitergina per responsabilità oggettiva. «Sono amareggiato e deluso – aveva commentato Chesani – ma accetto la decisione del tribunale federale. Mi spiace solo che l’autore non si sia presentato e non abbia chiesto scusa». Assumendo però il fatto dell’azione penale esercitata dalla procura di Pordenone, è possibile che la procura federale ricorra in appello contro la decisione di non punire il presunto aggressore. E Marco Chesani, previo richiesta di nullaosta da parte della Federazione italiana rugby, potrebbe costituirsi parte civile per ottenere il risarcimento del danno. —



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto