Osoppo, dissequestrato il depuratore del Cipaf
OSOPPO. Da aprile 2011 a luglio 2013: tanto è rimasto sotto sequestro il depuratore del Cipaf. La procura di Tolmezzo ne ha infatti disposto il dissequestro. L’ok è arrivato dal sostituto procuratore Alessandra Burra su istanza dell’avvocato Luca Ponti che difende alcuni dei 16 indagati nell’inchiesta penale che proprio nelle settimane scorse ha segnato la fine dell’incidente probatorio e la restituzione degli atti alla procura.
Trattandosi di un sequestro preventivo in corso di indagini preliminari, pur essendo lo stesso stato disposto dal Gip, non era necessario un provvedimento del giudice. Così per togliere i formali sigilli – che non sono mai esistiti in quanto l’impianto ha sempre funzionato – è stata disposta la notifica del provvedimento che certificava la momentanea indisponibilità dell’impianto verso l’ingegner Andrea Chiarelli, il funzionario regionale che la magistratura aveva nominato come custode giudiziario.
Il dissequestro si fonda principalmente su due principi: è stato effettuato l’incidente probatorio (ovvero la maxi-perizia discussa in aula nelle settimane scorse) e l’esito dello stesso è stato, per così dire, positivo per quanto riguarda il presunto inquinamento provocato dallo stesso impianto.
Sostanzialmente, non è più necessario che l’impianto sia sequestrato perché le analisi e le verifiche necessarie ai periti e ai consulenti sono state effettuate. Ciò non significa che l’inchiesta è chiusa e, soprattutto, che la stessa approderà in tempi brevi alle richieste finali. Tanto più che, con la chiusura degli uffici giudiziari di Tolmezzo, anche questa inchiesta passerà sotto la competenza della procura di Udine, che quindi potrebbe decidere diversamente su come continuare a gestirla.
Come s’è ampiamente riferito, l’incidente probatorio che motivava il sequestro aveva (in estrema sintesi) stabilito che dal depuratore del Cipaf non escono acque che inquinano l’ambiente, ma restavano da fugare alcuni dubbi sul progetto dello stesso impianto del consorzio industriale che fa principalmente riferimento alle grandi aziende di Rivoli.
Spiegando perché secondo loro il depuratore non fu progettato seguendo le prescrizioni, i periti parlavano di buona esperienza progettuale da parte dello studio incaricato e ricordavano come in Italia, in generale, quando si parla di standard tecnici molto è lasciato all’esperienza del progettista. Nel caso del Cipaf, il progettista in buona fede poteva aver deciso di superare le prescrizioni della Provincia.
Una sorta di autonomia progettuale che a parere del Pm stride e non si capisce dove poggi. Su questo punto i periti hanno risposto che la scelta progettuale fu quella di trattare tutti i flussi commisti di acque, senza una valutazione su quanto il tutto sarebbe costato. Comunque su dati analitici forniti dal gestore.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto