Ospedale di Pordenone promosso, ma il futuro è a rischio
PORDENONE. L’Azienda ospedaliera Santa Maria degli Angeli di Pordenone al 15° posto nazionale tra le 114 Aziende ospedaliere e ospedaliero-universitarie italiane. La classifica è frutto di un lavori di analisi e confronto sui risultati ottenuti per sette indicatori del Programma esiti nelle strutture di eccellenza, ovvero la rilevazione nazionale che tiene conto di diversi interventi sanitari, il numero degli interventi di quel tipo eseguiti, e dell’esito. Va precisato che il Programma non si limita alla rilevazione tra le 114 Aziende ospedaliere e Ospedaliero-universitarie, ma considera tutte e 1.400 le strutture ospedaliere di ricovero, pubbliche e priovate, del Paese.
Quella considerata è un’analisi severa che ha anche messo in luce come, al di là di questa classifica di eccellenze, nessuna struttura italiana raggiunge il risultato benchmark (ovvero il risultato “ideale” statisticamente raggiungibile che viene dunque preso a riferimento come valore massimo di eccellenza e su cui comparare la valutazione) calcolato in base al mix risultati-rischi. Della serie: c’è ancora molto da lavorare.
La classifica. Nell’elenco delle prime 40 aziende del Paese, il Friuli Venezia Giulia è presente due volte. Al 6° posto con l’Azienda ospedaliero universitaria di Udine e al 15° con l’Azienda ospedaliera di Pordenone. Al primo posto si piazzano gli Ospedali riuniti di Bergamo, al 2° l’Azienda ospedaliera di Alessandria, al 3° l’Ospedale Bolognini di Seriate. Complessivamente, considerando le prime quaranta aziende, quelle che ottengono i risultati migliori si trovano quasi tutte al centro-nord.
Gli esiti di mortalità. Si tratta di indicatori di mortalità a 30 giorni tutti relativi a interventi cardiologici, i più consolidati tra quelli rilevati dal Programma nazionale. Si tratta del Ptca, ovvero angioplastica, bypass e valvuloplastica. Tra questi l’indicatore con il minore numero di risultati con rischio aggiustato è l’angioplastica, quello meno eseguito il bypass. Dai risultati emerge che ad essere sempre sopra la media nazionale sono quasi tutte le aziende del centro nord, anche se nessuna ha raggiunto il risultato benchmark, ovvero l’eccellenza assoluta.
Gli esiti di appropriatezza. Si tratta delle percentuali relative a tipologie di interventi considerate appropriate rispetto a quelle di routine. Sono le colecistectomie laparoscopiche, da preferire rispetto a quelle più invasive, le laparotomiche, la loro degenza post operatoria breve, entro 3 giorni, e le fratture di femore operate entro le 48 ore, che negli anziani rappresentano una necessità salvavita. Anche qui Pordenone ottiene un discreto piazzamento.
Il parto cesareo. E’ un altro degli indicatori da sempre considerati per classificare la qualità di un ospedale. Un questo caso nessun ospedale a livello nazionale si avvicina alla percentuale benchmark, che in verità è molto bassa, quasi 4%. La media nazionale si attesta al 27,42% sul totale parti, a Pordenone il dato si attesta di poco sopra la metà: 15,23%, che è decisamente più che accettabile.
E su questo andrebbe anche precisato che essendo l’ospedale di Pordenone struttura di riferimento, si concentrano qui i casi più complessi, oltre ad esempio ai parti gemellari, che possono imporre il ricorso al cesareo. Se non si entra nel merito di ogni singolo caso, è difficile discriminare l’appropriatezza. Nel valutare poi l’Azienda ospedaliera Santa Maria degli Angeli in questo indicatore, è stato considerato anche il dato relativo ai cesarei eseguiti a San Vito al Tagliamento, 9 con una percentuale del 22,22%, più alta rispetto a Pordenone ma al di sotto della media nazionale.
Risultati e rischi. In queste settimane, almeno da un paio di mesi ormai, in cui il dibattito sull’Ospedale di Pordenone si è concentrato molto sul “contenitore” (ospedale nuovo sì o no e dove), questa analisi conferma che, per quel che attiene ai contenuti, l’Azienda ospedaliera Santa Maria degli Angeli decisamente conquista un posto di rilievo nel panorama nazionale, al quindicesimo posto su 114 strutture analizzate, e risultati a confronto rispetto ad una media nazionale calcolata su oltre 1.400 strutture di ricovero pubbliche e private.
Punto di vanto è anche, crediamo, il fatto che gli Ospedali riuniti del pordenonese sono presenti nella classifica del Sole 24 ore che ha messo in fila le prime 40 migliori aziende del Paese, mentre Trieste è assente. Ovviamente ogni eccellenza che si rispetti chiede investimenti per essere mantenuta. Il fatto che del nuovo ospedale si discuta ma non si faccia, può essere un rischio per questa Azienda. Perché valgono i contenuti, ovviamente, ma anche i contenitori hanno la loro importanza.
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