Ospedale, tagli alle pulizie: «Noi mamme allo stremo»

PORDENONE. Fanno fatica a sbarcare il lunario, i lavoratori del servizio di appalto per la pulizia e la sanificazione degli ospedali e delle strutture sanitarie della provincia.
Ieri un gruppo di loro ha manifestato davanti all’ingresso dell’ospedale Santa Maria degli Angeli: in provincia sono 191 e temono di vedersi modificato l’orario di lavoro con conseguente riduzione del salario con una punta massima del 15 per cento.
Una trentina quelli davanti all’ospedale, molti di più quelli precettati, perché non si può interrompere un servizio indispensabile come quello delle pulizie dell’ospedale.
Protestano e vogliono far conoscere la loro situazione ai cittadini e dietro agli striscioni, bandiere e slogan, ci sono tante storie tutte accomunale dalla difficoltà a arrivare a fine mese.
Sarr Mamendela vive da sola con un figlio a Pordenone: «Ci stanno mandando in mezzo a una strada - racconta -. Io ho un solo reddito e vivo con mio figlio. Ho un contratto part time che rischia di essere dimezzato, con un salario che già adesso è da fame. Con questi pochi soldi ci impediscono di dare una educazione ai nostri figli, di farli studiare. Per questo oggi siamo qui a dire no a ulteriori tagli».
Sylvie Madiala abita a San Quirino ha tre figli, il più piccolo dei quali di 5 anni, e un marito in cassa integrazione.
«Prima avevo un contratto di 31 ore - afferma - tagliato e portato a 20. Se viene ancora ridotto come faremo a vivere? Come faremo a mandare avanti la famiglia? Noi non chiediamo nulla se non il lavoro che ci garantisce la dignità».
Diverso il vissuto per Carmelina Losauro, ma non la difficoltà di arrivare a fine mese «perché - spiega - è una lotta per la sopravvivenza. Sono separata con 2 figli di cui uno ancora con me perché non riesce a trovare lavoro. Ho un contratto a tempo indeterminato di 40 ore settimanali e devo pagare 700 euro al mese di mutuo», stipulato quando gli stipendi erano altri.
«Se mi tagliano il contratto - è la sua preoccupazione - mi buttano in mezzo alla strada oltre al fatto che i tagli vanno a incidere su tredicesima, contributi e pensione».
Maria Luisa Giannattasio si ritiene fortunata perché in famiglia i redditi sono due per cui sottolinea un altro aspetto della questione, che riguarda gli utenti delle strutture sanitarie: «Se ci tagliano le ore che garanzia diamo di pulire bene - si chiede -? Già adesso facciamo le corse per stare nei tempi che ci danno e che immagine diamo se un ospedale non è pulito?».
Racconta che pur di lasciare le stanze linde ne rimettono del loro lavorando di più pur sapendo che quel lavoro non verrà retribuito. «L’Azienda - conclude - doveva essere qui con noi a protestare per i tagli imposti a questi servizi».
Liliana Martini è arrivata dalla Liguria in provincia di Pordenone a trovar fortuna. Lavora 4 ore al giorno «perchè - spiega - mi hanno tolto mezz’ora. Mio marito è in cassa integrazione e ho un figlio di 13 anni. Si fa fatica a pagare l’affitto e arrivare a fine mese perché i soldi mancano. lo scorso mi sono fratturata una gamba, ma non posso permettermi di curarmi o pagarmi la fisioterapia».
Ognuno ha una storia con un comune denominatore, la fatica ad arrivare a fine mese e una convinzione: «Sappiamo che i tagli sono previsti dalla spending review - è un coro -, ma gli sprechi sono altri, si può tagliare su altri costi non su di noi che garantiamo un servizio indispensabile per i cittadini».
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