Il post dell’artista pordenonese che racconta le morti bianche: «Non si tratta di un guaio o di una sfiga»
Pablo Perissinotto si è sempre occupato di giovani e lavoro con la musica e nei teatri. La sua denuncia: «Il problema è che si parli di queste cose, solo quando qualcuno crepa, magari a 22 anni»

«La sfiga di avere l’angosciante sensazione quotidiana, di lavorare in un sistema dove l’unico stato di salute che conta, è quello della produttività e del profitto. La sfiga che si parli di queste cose, solo quando qualcuno crepa, magari a 22 anni». Sono un pugno nello stomaco le parole di Pablo Perissinotto, l’artista pordenonese, già “cantautore operaio”.
«Questa notte un ragazzo è morto sul lavoro a Maniago, trafitto alla schiena da una una scheggia incandescente. Si chiamava Daniel Tafa, aveva 22 anni e abitava a Vajont. Immaginate se stamattina fossero andati dai genitori del povero ragazzo a dirgli: “Vostro figlio stanotte è morto per un caso sfortunato, per una fatalità, un guaio” Immaginate se fossero andati a casa di altre tre famiglie ieri e l’altro ieri a dire la stessa cosa, si perché questa è la media nazionale, tre morti al giorno».
«Tutte fatalità, guai sul lavoro, sfighe. Io ho lavorato come operaio meccanico per più di vent’anni e so bene come stanno le cose, ho visto qual è la “sfiga” Tipo quella di dover rimuovere dispositivi di sicurezza, perché rallentavano i tempi di produzione, per poi rimetterli se arrivava la telefonata dell’ispettorato del lavoro. Oppure la sfiga di lavorare con dispositivi non funzionanti, perché aggiustarli costava troppo. La sfiga di inalare gas tossici perché mancavano gli impianti di aspirazione. Ho visto stagisti così sfigati, che venivano messi a lavorare a rischio senza nessuna esperienza e tutor in reparti produttivi. Ho visto operai sfigati (tra cui il sottoscritto), reclamare a chi di dovere maggior sicurezza e venir allontanati a bestemmie e minacce. La sfiga di avere l’angosciante sensazione quotidiana, di lavorare in un sistema dove l’unico stato di salute che conta, è quello della produttività e del profitto. La sfiga che si parli di queste cose, solo quando qualcuno crepa, magari a 22 anni».
L’impegno per i giovani
Perissinotto ha sempre affrontato i temi del lavoro e dei giovani. Non ultimo con la musica: con la collaborazione degli Skiantos, ha pubblicato il brano I giovani”, nel quale affronta in versi, musica e immagini, la condizione spesso amara dei ragazzi che oggi si affacciano al mondo del lavoro. Girato dal regista Milo Barbieri nel suo studio di produzione a Bologna, racchiude tutta l’amarezza di colloqui con condizioni improponibili, lo scherno di una società che li bolla come “fannulloni” , l’angoscia di un futuro senza certezze, ma soprattutto senza comprensione. “Dicono che non volete fare più certi lavori/ dicono siete la causa di disagi e malumori/che volete tutto e subito senza fare sacrifici/ lo dice anche Briatore e tutti i suoi amici” , recita infatti l’incipit del brano. Tutto è nato da una “call” lanciata da Perissinotto l’estate scorsa per raccogliere episodi di vita professionale vissuti dai giovani alle prese per la prima volta con il mondo del lavoro, dalla quale sono emersi contesti di sfruttamento e vessazioni.
Ma non solo musica. L’artista nel 2021 ha portato in scena anche uno spettacolo teatrale chiamato “Bulloni” in cui racconta il tema del busslimo nei luoghi di lavoro, spesso soffocato dal pudore della vittima come dalla forza ricattatoria dei superiori.
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