Pacifisti in piazza sorvolati dagli F16
PORDENONE. Sono 30 i “pedalatori” che ieri hanno raggiunto Pordenone per l’iniziativa “Pace in bici”, organizzata dai Beati i Costruttori di Pace.
Il gruppo, formato in gran parte da pacifisti veneti, poveniva da Medea, dove ieri mattina c’è stata la commemorazione della bomba atomica su Hiroshima, sotto il sole cocente e con temperature africane, è arrivato a Pordenone in serata per l’incontro dal titolo “Non adeguare le atomiche: eliminare”.
Assente all’ultimo minuto, causa incendio in Carnia, la presidente della Regione Debora Serracchiani.
La base di Aviano è il simbolo di quel modello di difesa che i pacifisti contrastano. Modello che ieri sera non s’è certo nascosto: se in piazzetta San Marco si parlava di disarmo, sopra le teste dei partecipanti sfrecciavano, infatti, gli F16 Usa.
«La ragione fondamentale delle guerre è la paura - ha detto Andrea Bellavite - e la corsa agli armamenti è figlia della paura della morte. In questo clima cresce la possibilità che episodi come Hiroshima e Nagasaki si possano ripetere».
La novità di quest’anno, ha detto Lisa Clark, pacifista di origini statunitensi, è che mentre in passato si parlava delle bombe atomiche B61, quelle che sarebbero custodite anche ad Aviano, come ferri vecchi, oggi le cose sono cambiate. «Il progetto di ammodernamento che le renderebbe anche teleguidate - ha detto - potrebbe portare a includerle in una strategia militare».
Clark ha illustrato le iniziative per mettere al bando le armi nucleari, come quella che vede presentata una risoluzione all’Onu sottoscritta da 79 paesi e dalla Santa sede, ma anche le delusioni. «Non c’è stato molto seguito - ha detto - alle parole di grande speranza sul disarmo pronunciate dal presidente Obama nel 2009». Poi ha descritto un presidente con le mani legate e un sistema vittima della lobby, potente negli Usa, e anche in Italia.
Per la pace ci deve essere un’azione politica «ma anche la società civile – ha detto Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Italiana per il Disarmo –. La battaglia per il disarmo passa anche per la politica ma non ci accontentiamo più dei parlamentari pacifisti di cuore, vogliamo il pacifista di testa». E a causa della crisi certi sindaci, ha detto, si stanno accorgendo che è meglio tagliare le spese militari che il sociale. Oggi la carovana si sposta a Erto e Casso dove, alle 20.30, si ricorderà la tragedia del Vajont.
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