Palazzi accademici, l’Ici non versata finisce in Cassazione

di Giacomina Pellizzari
Sarà la Corte suprema di cassazione a chiarire se il Consorzio universitario del Friuli deve pagare al Comune l’Ici (Imposta comunale sugli immobili) per i palazzi di proprietà concessi in uso, per fini didattici, all’università di Udine. La diatriba va avanti dal 2001, da quando il Consorzio ritiene che sugli immobili destinati alla didattica l’Ici non va applicata e per questo ha deciso di non pagare l’imposta per il complesso di via Mantica e per palazzo Antonini.
Interpretazione, questa, condivisa dalla commissione tributaria salvo poi esprimere, l’anno successivo, un parere esattamente opposto quando il Consorzio presentò il secondo ricorso. Da qui la decisione di ricorrere alla Corte di cassazione alla quale seguirà il contro ricorso che, nei giorni scorsi, ha deciso di presentare anche la giunta Honsell.
E se si pensa che il Comune detiene il 40% delle quote del Consorzio, la vicenda diventa quasi paradossale. Senza contare che, come fa notare il direttore del Consorzio, Francesco Savonitto, «la Comissione tributaria, dopo aver analizzato il ricorso presentato per il 2001, aveva riconosciuto che l’Ici non era dovuta. Lo stesso ricorso, invece, presentato dallo stesso legale e riferito al periodo 2002-06 ha ottenuto esito contrario». Come accennato, al Consorzio viene chiesto il pagamento dell’Ici perché l’utilizzatore degli immobili, vale a dire l’università, non è proprietario degli edifici utilizzati per fini didattici. E così, stando all’interpretazione della Commissione tributaria, il Consorzio universitario del Friuli deve pagare l’imposta comunale sugli immobili per palazzi che, stando alla loro funzione, sarebbero esenti. Su quest’ultimo punto insiste l’avvocato Mario Nussi nel ricordare che il Consorzio è stato obbligato da una legge statale a cedere in comodato d’uso gratuito il complesso Mantica e palazzo Antonini all’ateneo. «Il Consorzio dando in utilizzo gratuito questi beni immobili all’ateneo realizza direttamente il suo compito istituzionale» insiste il legale convinto che il problema va risolto.
Considerato che la cifra in ballo (dal 2001 al 2006 è pari a 25 mila euro) pur non essendo da capogiro resta comunque significativa, il Comune ha tutta l’intenzione ad andare fino in fondo. Ecco perché, nei giorni scorsi, l’esecutivo guidato dall’ex rettore dell’ateneo friulano ha ritenuto di resistere nel giudizio promosso avanti alla Corte suprema di cassazione, affidando la difesa agli avvocati Giangiacomo Martinuzzi, Claudia Micelli, e a Nicolò Paoletti del foro di Roma. «Il Comune ha presentato un contro ricorso perché il Consorzio sostiene di non dover pagare l’Ici» puntualizza Martinuzzi secondo il quale il giudizio della Cassazione arriverà tra qualche anno. «I nostri uffici sono abbastanza sicuri che l’Ici va applicata su questi immobili» insiste il legale del Comune nel menzionare il giudizio espresso dalla Commissione tributaria per il periodo 2001/06.
Gli immobili finiti nel mirino della Corte di cassazione sono il complesso Antonini-Cernazai acquisito dal Consorzio nel 1968 e l’ex convento degli Agostiniani entrato a far parte del patrimonio della stessa realtà nel 1972. Il valore è stimato, rispettivamente, in 7,8 e 3,4 milioni di euro.
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