Palazzo Antonini all’asta: si parte da 12,5 milioni

Udine, l’ex sede di Bankitalia di via Gemona suddivisa in due lotti distinti. In vendita anche le casette di via Portanuova: prezzo da 3,1 milioni di euro
Udine 25 Marzo 2011. Genius Loci Banca d' Italia. Copyright Foto PFP
Udine 25 Marzo 2011. Genius Loci Banca d' Italia. Copyright Foto PFP

UDINE. Il 22 aprile prossimo palazzo Antonini, il gioiello palladiano di via Gemona ex sede di Bankitalia, potrebbe avere un nuovo proprietario. Quel giorno, un lunedì, davanti al notaio saranno infatti aperte le buste con le offerte d’acquisto.

Ma questo è solo l’ultimo atto di una procedura che è stata formalmente avviata ieri. I prezzi dei vari lotti sono stati pubblicati sul sito Internet degli advisor incaricati da Bankitalia di cedere il proprio patrimonio immobiliare in tutto il Paese. In città l’intero patrimonio racchiuso in una sorta di quadrilatero tra via Gemona, via Portanuova, vicolo della Banca e piazza Primo maggio, ha un valore complessivo di poco inferiore a 19 milioni di euro.

Ma sono i due lotti di palazzo Antonini, l’edificio palladiano del XVI secolo con il grande parco con alberi secolari e piante rare e del cosiddetto “Palazzetto” attiguo, a essere i più appetiti e naturalmente costosi. Per palazzo Antonini il prezzo a base d’asta è di 7 milioni 395 mila euro, per il “Palazzetto” di 5 milioni 100 mila euro. Logico pensare che chi avesse intenzione di investire su quest’area punti a comperare entrambi gli stabili, per un esborso totale di 12,5 milioni, sempre a base d’asta.

L’advisor Colliers-Exit One consente comunque la cessione di ogni singolo lotto: paradossalmente potrebbe accadere che gli edifici di via Gemona vengano venduti a due distinti acquirenti. Prezzo di partenza piuttosto elevato anche per le cosiddette “casette” di via Portanuova tra i numeri 20 e 34: si parte da 3 milioni 105 mila euro per una superficie complessiva di 2.500 metri quadrati.

Un altro stabile, sempre in via Portanuova (500 metri quadrati) parte da 900 mila euro, mentre i due edifici di vicolo della Banca (uno fatiscente) hanno un prezzo a base d’asta di poco più di 500 mila euro ciascuno. Infine, per il bel palazzetto di piazza Primo maggio 10 (500 metri di superficie) servirà almeno un milione e 80 mila euro.

Il referente udinese per la cessione di tutto il “pacchetto” Bankitalia è la “Fasti Immobiliare Idea Città”, con sede in via Grazzano, di cui è titolare Maurizio Fabiani. Toccherà al professionista seguire, passo dopo passo, i clienti nella complessa fase che porterà all’eventuale acquisto. «Il nostro gruppo è stato scelto per questo incarico - spiega Fabiani - perchè non ha mai avuto partecipazioni societarie in imprese di costruzione o in agenzie immobiliari. Siamo dei mediatori “puri”, adesso avremo una bella fase di lavoro intenso, ma siamo pronti».

Come funzionerà d’ora in poi l’iter, che ha tempi piuttosto stretti? «Chi è interessato a uno dei lotti - aggiunge Fabiani - dovrà compilare una lettera per la manifestazione d’interesse, il cui modello è già stato predisposto da Bankitalia. Sono state fissate alcune date, tra la metà di gennaio e la fine di febbraio, per i sopralluoghi, anche se il termine ultimo per la manifestazione d’interesse è il 15 aprile. Il termine ultimo per la presentazione delle offerte vincolanti è il 19 aprile, mentre le buste che conterranno le offerte per ciascun immobile saranno aperte il 22 dello stesso mese, davanti al notaio. In teoria è possibile fare un’unica proposta per l’intero complesso immobiliare del “quadrilatero”, ma credo sia un’opzione difficile, visto il prezzo di partenza, che si aggira sui 19 milioni di euro. Per palazzo Antonini e per il “Palazzetto” è invece plausibile un acquisto in blocco, vista la storia degli edifici, che naturalmente sono sotto il vincolo delle Belle Arti. In ogni caso sarà privilegiato chi, tra i compratori, farà un’offerta complessiva».

E l’identikit del possibile compratore? «Per palazzo Antonini abbiamo avuto già diverse manifestazioni d’interesse - conclude Fabiani -: sono investitori tutti italiani, alcuni veneti, e tutti privati, nessun ente pubblico o fondazione bancaria o altro. Pensi che c’è già qualcuno che ha dato incarico ai propri architetti di “studiare” l’eventuale restyling. Del resto il mattone è sempre un rifugio sicuro, anche in tempi di crisi».

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