Palazzo ex Upim: Comune e de Eccher ai ferri corti

Udine, il costruttore e proprietario: troppi limiti, piano snaturato. L’amministrazione: ma alcuni problemi sono superabili
Udine 19 Gennaio 2012. Palazzo Upim Telefoto Copyright Foto PFP / Petrussi
Udine 19 Gennaio 2012. Palazzo Upim Telefoto Copyright Foto PFP / Petrussi

UDINE. Niente demolizione ad agosto per il palazzo dell’Upim. Slittano i lavori. E a rischio è l’intero progetto firmato da Rafael Moneo, messo in forse dalle frizioni fra l’amministrazione comunale di Udine e il Gruppo Rizzani de Eccher.

Il presidente del Gruppo, Marco de Eccher, lamenta che «il Comune ha spazzato via l’accordo di programma: da una collaborazione stretta siamo passati agli ultimi vincoli che impongono persino di non spostare i fili».

De Eccher si dice rammaricato perché «l’intervento doveva rappresentare un valore aggiunto. Eravamo pronti a rinunciare al lato economico per una profonda riqualificazione».

E proprio puntando alla riqualificazione di quell’angolo di città il Gruppo de Eccher aveva scelto l’architetto di fama mondiale, Rafael Moneo.

«Il progetto iniziale di Moneo, pur nella riduzione dei volumi, presupponeva uno strumento approvativo che non è un semplice placet edilizio – spiega de Eccher –. Presupponeva un accordo di programma, chiarito fin dall’inizio. Ma, mano a mano che il lavoro procedeva, la disponibilità si è ridotta fino a rientrare entro rigorosissimi interpretazioni normative. Anche discutibili. E questo ha condizionato molto un progetto costruito a più riprese entro vincoli che non prevedono la modifica della sagoma dell’edificio. Quindi il risultato è molto lontano dal progetto iniziale».

Nelle scorse settimane Moneo ha incontrato in via informale i tecnici del Comune, riuniti nella commissione Edilizia. «Il progetto non rispetta ancora tutti i crismi per essere presentato», ammette de Eccher. Ma appena sarà pronto «lo depositeremo e lo faremo bocciare».

Non ha dubbi in merito il presidente del Gruppo, che aggiunge: «A quel punto vedremo se l’amministrazione e la Sovrintendenza si sono mosse nel rispetto dei propri ruoli». La frase è sibillina. Ed è chiaro il riferimento. «Ricorrerete al Tar?», chiediamo. «Abbiamo speso milioni di euro per proposte e soluzioni su un accordo di partenza totalmente snaturato – ribatte de Eccher –, ora ci muoviamo nell’ambito dei nostri diritti».

Il nuovo progetto prevede un palazzo più basso rispetto a quello esattamente di fronte, firmato da D’Aronco. Circa due metri in meno rispetto alle torrette e un metro in rapporto alla copertura. E proprio questo è uno dei due nodi.

«Altezze e accesso ai parcheggi sono le questioni ancora aperte», ha ammesso il sindaco Furio Honsell durante un breve colloquio, ieri mattina a margine di una conferenza stampa. Ma se la questione altezze è superabile, altrettanto non si può dire degli accessi carrabili all’edificio.

«Le macchine non passeranno da via Savorgnana», ha assicurato Honsell. La strada preferita da Palazzo D’Aronco è il tunnel che da piazza Duomo dovrebbe condurre ai sotterranei del palazzo Moneo. «Questa è l’aspettativa del Comune, che non dà nulla e chiede tutto, chiuso nella logica del veto sostanziale che è di fatto nelle sue mani – sibila de Eccher –. Tutto in un contesto di crisi e di carenza di lavoro». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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