Palestra inagibile, imprenditore finisce sul lastrico

Udine, compra un immobile, ma le infiltrazioni lo fanno chiudere. Investimento di 700 mila euro in fumo in attesa delle cause

UDINE. Per inseguire il suo sogno ha investito tutto quello che aveva vendendo la caffetteria di famiglia in via Del Gelso e chiedendo anche aiuto alle banche. Tutto per realizzare una palestra dotata di ogni confort con sala macchine, due sale dedicate all’insegnamento delle arti marziali, centro estetico specializzato in dimagrimento e pure un centro benessere con bagno turco, saune e idromassaggio.

Il sogno è diventato realtà nel 2002 quando Luca Battista, udinese di 47 anni, ha inaugurato il Miami fitness di via Valdagno dopo aver investito una somma complessiva di circa 700 mila euro.

All’inizio le cose vanno alla grande, la palestra piace e fa il boom di abbonamenti, ma ben presto il sogno si trasforma in un incubo. Nell’edificio che ospita la palestra, sviluppata su una superficie di circa 800 metri quadrati nel piano interrato e in parte del primo piano di un condominio, si verificano delle infiltrazioni d’acqua che costringono a modificare orari di corsi e attività, fino a sospenderli nei giorni di pioggia. Con conseguente crollo di abbonati e introiti.

«A un certo punto la gente, giustamente - racconta Battista - non voleva più venire da noi. Abbiamo subìto un danno enorme anche perché quando ci siamo rivolti all’impresa costruttrice dalla quale avevamo acquistato l’immobile per risolvere il problema, non abbiamo avuto risposta. Tra il 2008 e il 2009 abbiamo di fatto perso quasi tutti i clienti».

La situazione è degenerata fino a quando, il 14 aprile del 2010, il Comune di Udine ha revocato l’agibilità alla palestra non ritenendo ci fossero più le condizioni igienico sanitarie necessarie a tenere aperto un locale pubblico dove tra l’altro fu ravvisato un potenziale pericolo per l’incolumità pubblica.

«Ho anche versato ulteriori 35 mila euro per un intervento di riparazione che però non ha dato alcun risultato», continua Battista che a quel punto si è visto costretto ad avviare una serie di cause civili e penali: «Perché poi - spiega - abbiamo scoperto delle irregolarità e degli abusi edilizi per i quali abbiamo presentato degli esposti in Procura».

Il 23 settembre, dopo la richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero, Annunziata Puglia, la vicenda sarà discussa davanti al Gip del tribunale di Udine, Roberto Venditti.

«Il problema - dice Battista - è che le banche con le quali mi ero indebitato non hanno certo aspettato l’esito delle mie cause e così, dopo 24 anni di attività senza mai un protesto o un pignoramento, mi sono ritrovato in ginocchio».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto