«Palini e Bertoli non chiude e resta qui»

San Giorgio di Nogaro, intervista all’ad Dimitry Scuda: non ci saranno tagli al personale. A ottobre decideremo se ripartire
ANTEPRIMA san giorgio , incidente sul lavoro, mortale
ANTEPRIMA san giorgio , incidente sul lavoro, mortale

SAN GIORGIO DI NOGARO. «Nessuna chiusura definitiva, nessun spostamento della produzione, ne tagli al personale: ad ottobre si valuterà se ci saranno le condizioni di riavvio della produzione dopo tre mesi di fermo. Restano in stand by i 40 milioni di investimento». Ad affermarlo è Dmitry Scuka, amministratore delegato della Palini e Bertoli Gruppo Evraz, che che non lesina qualche “battuta” sul sindacato.

Cosa ha indotto il Gruppo Evraz ad assumere decisioni così importanti per lo stabilimento Palini e Bertoli: 3 mesi di fermo degli impianti, riduzione del 10% degli stipendi, e taglio dei premi di produzione?

«Le motivazioni sono legate alla congiuntura del settore negli ultimi 12 mesi. Il gap tra il prezzo delle bramme, il principale materiale grezzo di partenza, e le lamiere, che sono il nostro prodotto, si è così assottigliato da metterci nella condizione di non coprire tutti i costi. Dalla metà del 2012 EPB ha visto logorarsi i margini in termini di Ebitda e nonostante le misure adottate non siamo riusciti a eliminare queste perdite. Considerando che negli ultimi 5 anni i salari erano cresciuti più velocemente dell'inflazione, abbiamo proposto ai sindacati di accettare una riduzione temporanea dei salari, ma dopo una trattativa a più riprese l'unica misura accettata è stata la sospensione della produzione e l'utilizzo degli ammortizzatori sociali.

Di conseguenza abbiamo deciso per la sospensione per minimizzare le perdite, monitorando costantemente il mercato. Questo potrebbe consentirci di resistere/sopravvivere più a lungo con risorse limitate e sostanzialmente aumentare le chance per EPB di tornare normalmente a operare su livelli redditizi. La nostra impressione è che la vertenza in corso riguardi la chiusura parziale o totale dello stabilimento. I sindacati vedono quella parziale come una garanzia sul futuro dell'impianto: sfortunatamente questa non risolve il problema, perché qualsiasi attività produttiva genera costi fissi pieni, a prescindere dai volumi di produzione. Lo stop completo alla produzione invece permette di eliminare la maggior parte di questi costi».

Sindacato e Rsu, temono che questo sia solo il primo passo verso un abbandono del sito di San Giorgio da parte di Evraz, è vero?

«No. Abbiamo confermato nel confronto con i dipendenti (145,ndr.) e attraverso i nostri comunicati ufficiali che non abbiamo pianificato una chiusura permanente di EPB né uno spostamento della produzione altrove né il taglio di alcun posto di lavoro».

Perchè sono state respinte le commesse e alcune dirottate negli stabilimenti in Cekia?

«In prima battuta ci siamo limitati a rifiutare alcuni ordini che sarebbero risultati in perdita. Ma poi, dopo le agitazioni e lo sciopero, abbiamo dovuto dirottare alcuni ordini sulla sede in Cekia per rispettare i contratti».

Investimenti per il futuro? Evraz potrebbe decidere di vendere ad altri?

«Ci sono due progetti di nuovi investimenti: espansione della capacità produttiva e un forno di normalizzazione per un budget complessivo di circa 40 milioni di euro che sono stati messi in stand-by a fronte dell'attuale situazione del mercato. È logico che non ampliamo la capacità produttiva quando la domanda non copre nemmeno l'attuale produzione. Al momento non è in previsione una cessione di EPB».

Lunedì terminano le ferie, l'impianto resterà chiuso?

«Lo stabilimento rimarrà chiuso fino alla fine di ottobre come previsto. Avevamo pianificato di proseguire con la produzione fino alla fine di agosto, ma gli scioperi ci hanno fatto cambiare i piani, soprattutto per evitare ulteriori perdite legate ai reclami dei clienti. Manterremo monitorato il mercato e sulla base dei riscontri decideremo alla fine di ottobre se ripartire con la produzione».

Cosa dirà la proprietà nell'incontro in Confindustria a Udine?

«Questo incontro è stato organizzato su richiesta dei sindacati. Ascolteremo le nuove proposte che vorranno avanzare, se ci saranno. Ci aspettiamo inoltre che assumano una posizione più realistica su quali ammortizzatori utilizzare, dal momento che la loro attuale posizione ci sembra in contrasto con gli interessi dei lavoratori».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto