Panino invece della mensa, l’azienda sanitaria frena

UDINE. Panino a scuola: sì o no? L’Azienda per l’assistenza sanitaria frena sulla possibilità di portarsi da casa il pasto a sostegno della ristorazione scolastica. «Piuttosto va migliorata l’offerta della mensa, coinvolgendo tutti gli addetti al servizio e rifuggendo dalle derive individualiste».
Il responsabile della struttura Igiene degli alimenti e della nutrizione dell’Aas 4 Friuli centrale, Aldo Savoia, parla di «involuzione». L’apertura al panino, infatti, sarebbe un «passo indietro» rispetto a tutto il percorso che ha portato all’introduzione della mensa nelle scuole, «che un tempo provvedeva a dare il cibo ai bambini poveri» e che anche oggi consente di garantire un pasto completo a tutti i bambini che frequentano gli istituti scolastici.
Un pranzo composto da primo, secondo, contorno di verdure, frutta e pane. Preparato tenendo conto di un menù settimanale bilanciato, equilibrato e nutrizionalmente completo. Un menù che, al centro, pone la promozione della salute del bambino.
La possibilità di portarsi da casa il pasto, in sostituzione alla mensa scolastica, è condizionata dal superamento di tanti problemi, forse troppi, le cui soluzioni si devono incastrare alla perfezione per completare il puzzle.
Si dovrà pensare a un’area dedicata dove consumare il pasto alternativo, per una questione di sicurezza alimentare (in ragione della quale un paio di settimane fa a uno scolaro di un istituto friulano è stato impedito di mangiare a pranzo il panino ed è così rimasto digiuno) con personale specifico per la sorveglianza dei bambini. Ma si dovrà dare una risposta anche ai molti interrogativi sul bilanciamento dei pasti, sulla disparità degli alunni e sul principio educativo sul quale si basa il pasto consumato in mensa tutti insieme.
Il Comune non intende risolvere la questione da solo. Per valutare l’opportunità di concedere il panino a scuola ha chiamato a raccolta, a palazzo d’Aronco, oltre all’Aas con il dottor Savoia, gli assessori all’istruzione di tutti i comuni dell’Uti e i dirigenti scolastici. «Abbiamo deciso di affrontare il tema insieme – spiega l’assessore allo Sport, educazione e stili di vita Raffaella Basana – e di confrontarci per prendere la decisione migliore nell’interesse dei bambini e delle famiglie». Anche l’assessore udinese sottolinea l’importanza della mensa sotto il profilo educativo, oltre che alimentare. «L’amministrazione – indica – consente a tutti i piccoli fruitori di consumare un pasto il cui costo dipende dall’Isee. Per la fascia più bassa si arriva a spendere poco più di un euro».
«Non avere il panino in aula è stata una conquista – spiega Maria Piani, alla guida del secondo istituto comprensivo cittadino –, reintrodurlo sarebbe come tornare indietro. Il pasto in mensa rappresenta per alcuni bambini l’unico pasto completo della giornata».
Molte famiglie potrebbero optare per questa scelta, decisamente più economica, a scapito della qualità dell’alimentazione. «Ma una riflessione va fatta – sostiene la dirigente – per dare una risposta ai genitori che ne hanno fatto richiesta». Questi ultimi sono una decina, in città, e altrettanti «sono i genitori che, se fosse liberalizzato il pasto, farebbero portare ai propri figli da casa cibi casalinghi che considerano qualitativamente migliori».
La discussione continuerà ancora nei prossimi giorni, con ulteriori vertici tra tutti gli enti coinvolti, per delineare una strada unica per tutti i comuni dell’Uti.
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