Panorama non doveva restare chiuso: il Comune di Udine dovrà risarcire 100 mila euro

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso di Palazzo D’Aronco e aumentato il conto da pagare al supermercato
Udine 22 Settembre 2008. Supermercato Panorama di Viale Venezia. Telefoto Copyright / Foto Agency Anteprima Udine
Udine 22 Settembre 2008. Supermercato Panorama di Viale Venezia. Telefoto Copyright / Foto Agency Anteprima Udine

UDINE. Per circa quattro mesi, nel 2006, il Panorama di viale Venezia fu costretto a “transennare” tutto il reparto non alimentare del supermercato che le domeniche e nei festivi non doveva essere accessibile ai clienti. A deciderlo fu l’allora sindaco Sergio Cecotti che, nel pieno della battaglia politica sulle aperture festive del commercio, mise degli ulteriori paletti con l’obiettivo di tutelare i piccoli esercizi.

Ma, a più di 12 anni di distanza, il Comune si trova oggi a pagare un conto decisamente salato per quella limitazione. Dopo la sentenza del Tar che aveva riconosciuto un risarcimento di 25 mila euro al supermercato, è infatti arrivata quella del Consiglio di Stato che non ha soltanto respinto il ricorso di Palazzo D’Aronco, ma ha anche ricalcolato il danno fissando il conto in 100 mila euro più altri 5 di spese legali. Una vera e propria mazzata per le casse del Comune.

All’epoca la legge regionale 29 del 2005 aveva stabilito un tetto alle aperture festive dei negozi non alimentari che potevano lavorare solo due domeniche al mese tranne in giugno, luglio e agosto quando le serrande dovevano restare abbassate mentre in dicembre c’era la possibilità di aprire sempre. Ma i comuni turistici e i capoluoghi di provincia erano esclusi dalle limitazioni.

Questi ultimi però potevano porre dei limiti al regime di piena liberalizzazione con “provvedimento motivato”. E così fece il sindaco Cecotti che di fatto applicò nelle aree Nord e Ovest (seconda e settima circoscrizione) la norma regionale costringendo il Panorama di viale Venezia a vendere solo prodotti alimentari le domeniche e nei festivi, concedendo solo 20 aperture libere all’anno.

Così gli addetti del market furono costretti a transennare una parte del negozio, ma la società presentò ricorso al Tar che lo accolse sospendendo l’ordinanza. A quel punto il supermercato chiese al Comune il risarcimento del danno per il periodo di efficacia (circa quattro mesi) dell’ordinanza impugnata: 100 mila euro per i mancati guadagni e altri 15 mila per le spese di separazione del reparto non alimentari.

I giudici del Tribunale amministrativo del Fvg, come detto, accolsero solo in parte la richiesta ritenendo che i costi di separazione non fossero calcolabili mentre quelli per i mancati guadagni dovessero essere ridotti a 25 mila euro poiché, «avendo notificato il ricorso solo in prossimità della scadenza del termine di impugnazione – si legge nella sentenza –, Panorama ha concorso colposamente e in maniera significativa al danno subito».

Diverso il parere del Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso del Comune secondo il cui avvocato «non sussisteva l’elemento soggettivo della colpa in capo allo stesso, il quale avrebbe applicato una circolare della Regione in presenza di un vuoto normativo per le strutture di vendita miste, vuoto che sarebbe stato colmato solo successivamente con la reintroduzione del criterio della prevalenza».

Per i magistrati, presieduti dal presidente Fabio Franconiero, invece il criterio di prevalenza (e il Panorama era una struttura a prevalenza alimentare) era già stabilito dalle norme nazionali del 1971 che regolavano gli orari di apertura dei negozi. Non è stata invece ritenuta corretta la riduzione del risarcimento poiché Panorama ha presentato ricorso nei termini di legge: da qui l’aumento da 25 a 100 mila euro.
 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto