Paoletti confermato al vertice della Camera di commercio

Antonio V (cioè quinto). Tre volte presidente della Camera di commercio “solo” di Trieste, con l’elezioni di ieri due volte alla guida della fusione giuliana Trieste-Gorizia. Risultato finale: cinque bersagli. Nel 2026, quando scadrà quest’ulteriore quinquennio, Antonio Paoletti avrà pilotato per oltre un quarto di secolo l’ente che organizza gli interessi economici del territorio.
Per la prima volta il presidente è stato eletto a Gorizia, nella sala Ritter, dedicata a una famiglia di imprenditori di origine tedesca che molto ha influito sui destini isontini nella seconda metà dell’Ottocento. Paoletti non ha avuto bisogno dell’urna, perché la conferma da parte del neo-insediato consiglio è avvenuta per acclamazione: la circostanza, che ha fatto particolarmente piacere al Quinto, è che la proposta è venuta dal direttore di Confindustria Alto Adriatico, Massimiliano Ciarrocchi.
«Armonia collaborativa tra le associazioni», recita la nota camerale: ma l’iniziativa confindustriale, se si considera che gli industriali non vedono quella poltrona dagli anni Ottanta e che in passato hanno nutrito qualche nostalgia per quello scranno, ha un significato politico peculiare, che evidenzia la legittimazione paolettiana. Per completare l’itinerario del rinnovo, tra due settimane il consiglio sarà riconvocato per nominare cinque membri di giunta.
Dal punto di vista biografico, Paoletti, triestino, ha compiuto in luglio 72 anni. Come imprenditore, opera nel commercio del bricolage e delle vernici. Ha iniziato la sua scalata associativa assumendo la presidenza di Confcommercio nel 1999, poi l’anno successivo ha cominciato questo ininterrotto galop che da ieri si protrarrà per altri cinque anni.
Sotto il profilo politico, per quanto considerato vicino al centrodestra, ha saputo navigare con destrezza attraverso cinque presidenze di Regione (Tondo, Illy, Tondo 2, Serracchiani, Fedriga) e tre sindaci (Illy, Dipiazza, Cosolini, ai quali si aggiungono i goriziani Romoli e Ziberna). Ha seguito soprattutto il settore logistica-trasporto ricoprendo incarichi di vertice in Uniontrasporti, in comitato Transpadana, in Assoporti, in Trieste terminal passeggeri. Non sono mancate le critiche per l’accumulo di cariche e per la lunghezza dell’impegno camerale, ma alla fine della giostra nessuno lo ha contrastato e ha imboccato il rettilineo finale riscuotendo perfino l’acclamatio dei 18 elettori. Di cui vale la pena riepilogare i nomi perché all’esordio: Erik Masten, Dario Bruni, Giuliano Grendene, Michela Cattaruzza, Massimiliano Ciarrocchi, Luca Farina, Michela Ceccotti, Antonella Pacorig, Manlio Romanelli, Marco Seibessi, Guerrino Lanci, Fabrizio Zerbini, Annamaria Bradamante, Gianluca Madriz, Boris Peric, Mario Giamporcaro, Giuseppe De Martino, Gianpiero Turus.
«Sinceramente emozionato», ha detto a fine gara, dettando in sei punti salienti l’agenda di lavoro del mandato, sulla scorta di quanto elaborato dall’European House Ambrosetti. Prima di tutto continuità. Secondo: integrazione territoriale sempre più forte tra Trieste e Gorizia. Terzo: accompagnamento delle aziende nei processi di digitalizzazione e di innovazione tecnologica “green”. Quarto: focus sull’agroalimentare, fruendo dell’asset di villa Russiz. Quinto: rilancio delle fiere. Sesto: ultimo ma certo non ultimo, l’antico sogno del Parco del mare in Sacchetta a Trieste, con un impegno «Cantiere nel 2022». Cioè l’anno prossimo. —
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