Parco di Rorai intitolato ai martiri delle foibe

La giunta: ridare dignità alle vittime dell’eccidio. L’Anpi: giusto, ma la storia raccontiamola dal fascismo che ne fu la causa



Il parco dei laghetti di Rorai sarà intitolato ai “Martiri delle foibe”. Lo ha deciso la giunta comunale, per «contribuire al processo ancora in corso di pieno riconoscimento del terribile eccidio delle foibe e dell’esodo istriano, giuliano e dalmata». E l’associazione che li rappresenta esulta: «Un riconoscimento atteso, che va oltre la targa che molti anni fa in quel parco fu collocata e abbandonata». L’Anpi: «Giusto, ma si riconoscano le responsabilità del fascismo nel causare tutto ciò».

Il parco, dunque, sarà intitolato «alle vittime dell’eccidio delle foibe», come si legge nella delibera di giunta. «Tali martiri hanno infatti subito una sorte doppiamente sventurata, prima vittime di una persecuzione etnica, poi lasciati in un oblio storico ancora oggi non del tutto risarcito». Col parco, dunque, «si vuole concorrere a ridare dignità a quei martiri e ai loro discendenti, restituendoli alla memoria storica nazionale, ricordando una tragedia a lungo mistificata, sottovalutata o negata. Sminuire la portata del dramma delle foibe – dice ancora la delibera – è come sminuire o negare i campi di concentramento o i gulag. A tutti spetta il compito di rispettare la memoria senza ombre, mettendoci al fianco di chi ha dovuto subire l’eccidio e il silenzio della memoria».

Ricordare le vittime delle foibe «è giusto», dice il presidente dell’Anpi Loris Parpinel. «Ma è giusto spiegare quali sono le ragioni storiche che hanno portato a quello che è avvenuto. Bisogna riconoscere i crimini del fascismo che hanno prodotto vittime ed esodo e si dovrebbe fare per non strumentalizzare il Giorno del ricordo. Si parla di responsabilità dell’esercito di Tito, ma la storia va raccontata tutta. I crimini del fascismo comincarono dagli anni Venti. Ci sono note responsabilità di comandanti militari che non furono perseguite perché si è ritenuto, per motivi politici, di congelarle».

Era stato lo storico Marco Pirina a “togliere i veli” di una epoca storica silenziata. «L’associazione Venezia Giulia e Dalmata – dice il presidente della sezione di Pordenone Silvano Varin – aveva chiesto un riferimento rispetto all’esodo. In quegli anni in quel parco fu messa una targa» che il tempo ha annacquato. «L’attuale giunta è decisamente più sensibile. Oltre alla targa nell’ex Provincia, finalmente si potrà contare anche su questo riconoscimento, perché si ricordi la storia». —



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