Park, Italia Nostra: «Progetto stravolto, quale sarà il costo?» FOTO

Udine, l’associazione critica la fretta nella consegna dei lavori. E chiede una pausa: «Troppi interrogativi senza risposta»

UDINE. Lunedì mattina non erano nel drappello di manifestanti che ha protestato per l’avvio del cantiere del mega park interrato di piazza Primo maggio. Ma dopo aver incassato il colpo, i rappresentanti del consiglio direttivo di Italia Nostra tornano a farsi sentire.

«Il progetto ha subito profonde modifiche dopo l’intervento della Soprintendenza», sottolineano dalla sezione udinese dell’associazione ambientalista. E aggiungono: «E’ necessario fermarsi ed interrogarsi sulla variazione dei prezzi anche perché, viste le modifiche, sembra escluso ipotizzare dei risparmi sul costo finale dell’opera».

L’opera, per un preventivo di spesa da 11 milioni di euro, coinvolge più soggetti: oltre alla partecipata Sistema sosta e mobilità (Ssm) che ha commissionato l’intervento, ci sono la Camera di Commercio e la fondazione Crup. Il cantiere per la realizzazione di circa 400 posti dovrebbe durare 550 giorni.

Ma Italia Nostra chiede già una pausa di riflessione. «Non è mai troppo tardi. Bisogna pensare ai disagi che la cittadinanza subirà alla ripresa dell’anno scolastico», dicono dalla sede dell’associazione. E aggiungono: «Già in questo agosto i lavori in piazzale Osoppo creano code chilometriche, non osiamo immaginare i commenti dei cittadini bloccati nelle loro auto o nei bus il prossimo settembre».

Ma, al di là della preoccupazione per la viabilità del traffico cittadino, sono tre le osservazioni sollevate da Italia Nostra. La prima è la «fretta» nella consegna dei lavori alla ditta Vidoni. «Non era meglio aspettare l’iter di approvazione del progetto definitivo con le modifiche richieste dalla Sopraintendenza prima di iniziare?», si chiedono dall’associazione.

Altro interrogativo quello legato al «ripensamento» della rampa elicoidale per l’accesso al park interrato richiesto dalla soprintendente Maria Giulia Picchione. «Nel documento siglato il 4 luglio tra Comune di Udine, Ssm e Soprintendenza, si pone come termine il 30 ottobre per ripensare quella rampa. Ma cosa accadrebbe se la stessa venisse ritenuta non idonea e l’impresa avesse già iniziato lo scavo? Gli udinesi hanno ancora vivo il ricordo dei lavori per il Teatro nuovo quando si fermò il cantiere e alla ripresa la variazione dei prezzi fu dolorosa».

E riguarda proprio i costi finali dell’opera, il terzo e ultimo interrogativo posto da Italia Nostra. «Dando molto spazio al verde, seguendo una filosofia green molto “politically correct”, quale sarà il costo finale dell’opera? Sembra impossibile che si possano ipotizzare dei risparmi, utilizzando dei rampicanti al posto o al di sopra delle strutture in vetro e acciaio».

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