Parlamento-labirinto per i nuovi

Il debutto degli onorevoli friulani: da chi è emozionato a chi cerca la cravatta
Marta Grande (Movimento 5 Stelle) alla Camera durante la seduta di insediamento del parlamento della XVII legislatura. Roma 15 marzo 2013. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Marta Grande (Movimento 5 Stelle) alla Camera durante la seduta di insediamento del parlamento della XVII legislatura. Roma 15 marzo 2013. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. Una pacca sulla spalla al collega, tanto per scusarsi di averlo confuso per un consumato onorevole cui chiedere la direzione per... Per una stanza qualunque. «Perché la Camera è un labirinto», sorride il debuttante Walter Rizzetto, da Tricesimo a Montecitorio via pulmino Movimento 5 Stelle. Dura la vita del nuovo onorevole.

Da dove si comincia? Cosa si fa? Dove si va? Il Transatlantico alle 9.30 è animatissimo. C’è chi augura «buona diciassettesima» – gli scaramantici agitano le mani – e chi tra i deputati anziani si guarda intorno e nota: «È proprio finita una stagione». Non è dato sapere se si riferiscano alla propria, di certo sono circondati da tanti giovani. Portano male la cravatta e forse non hanno lo stile istituzionale, ma la determinazione sì.

Tra tappeti rossi passeggiano anche i 12 onorevoli eletti in Fvg. La disinvoltura non appartiene alla maggioranza di loro, un po’ spaesati, un po’ emozionati, cercano chi imitare, perché 9 sono al primo giorno. I democratici si muovo in coppia. I grillini in gruppo. E chi è senza un collega friul-giuliano trova un punto di riferimento nazionale. Le prime a fare capolino sono le democratiche Tamara Blazina – che ha traslocato da palazzo Madama – e Gianna Malisani. Una debuttante e l’altra no, ammazzano l’attesa insieme.

«Il primo giorno è emozionante e un po’ preoccupante – sospira Malisani – perché non si vedono orizzonti sereni». Meglio un caffè, alla buvette. Per le signore non c’è una forma da rispettare, vale tutto, l’eleganza ma anche no, dalle gonne corte ai jeans, dalle scollature mozzafiato al maglione, dal tacco 12 con rigorosa zeppa alle ballerine.

Il “ribelle” Giorgio Brandolin (Pd), invece, è riuscito a farsi riprendere. Arrivato a Montecitorio giovedì per adempimenti, ha avuto l’ardire di indossare un maglione, azzurro. «Così non va, mi hanno detto» racconta il goriziano, debuttante, consigliere Fvg appena dimessosi. Si è arreso alla cravatta, regimental. Lui che già in Consiglio regionale soffriva i tempi e le liturgie politiche, nel tempio dei riti della politica sembra già insofferente. «Devo comportarmi bene – sorride Brandolin – e sopportare, sperando che non sia solo forma. Certo è che capire dove siamo arrivati non è facile e poi ci hanno detto di tenere il cellulare sempre acceso perché una riunione può essere convocata in qualunque momento».

Ma i signori che tastano le tasche della giacca per rintracciare il telefonino e sentire se vibra sono ovunque. Il più disinvolto è Ettore Rosato al secondo giro a Montecitorio. «Guardo i molti giovani in Aula – riflette Rosato – e penso che si potrebbero fare molte cose per il Paese. Peccato buttar via questa legislatura». Sono nuovi anche l’udinese Paolo Coppola e il pordenonese Giorgio Zanin. Renziani, fanno coppia nei corridoi. «Mi sento ai blocchi di partenza e ho per la testa soprattutto – dice Coppola – la speranza di fare qualcosa di buono per il lavoro».

Zanin ragiona sul dialogo. Perché in Aula proseguono le chiame nulle per scegliere la terza carica dello Stato. «Votare ai primi scrutini scheda bianca – spiega Zanin – dimostra la nostra volontà di tenere aperto il dialogo». Da sostenitori di Matteo Renzi, pronto a candidarsi a premier, avrebbero in lui una via d’uscita. Ipotesi cancellata. Per ora. «La via d’uscita – replica Zanin – deve venire dal Parlamento. Facciamo un passo alla volta, con responsabilità qui e ora». Nuovo slogan?

Sandra Savino (Pdl) ha come spalla Isidoro Gottardo, ex deputato e coordinatore Fvg del Pdl. Per loro ci sono anche le liste regionali da chiudere. È raffreddata Savino e fuma pensierosa. Serena Pellegrino (Sel) non si è emozionata. «Perché non sento sufficiente leggerezza, sento invece – afferma Pellegrino – tutto il peso della responsabilità».

L’insediamento è un caos. Lo conferma il leghista Massimiliano Fedriga, 32 anni, al secondo giro. «È tutto molto confuso e non si intravedono le risposte da dare ai cittadini. Qui – racconta Fedriga – si vedrà la differenza tra chi è bravo a fare campagna elettorale e chi a dar risposte concrete».

Sarà un labirinto Montecitorio ma Rizzetto si muove con agilità. «Ci siamo già persi un paio di volte – confessa il grillino – ma i commessi sono molto gentili e ci aiutano a ritrovare la strada». Quella politica è chiara, i grillini propongono un loro presidente della Camera e un loro governo. «Gli onorevoli ci guardano come fossimo marziani, stupiti di avere attorno facce comuni. Ho la sensazione – esplicita Rizzetto – che il cambiamento sarà duro da realizzare, ma se verrà sarà radicale». Per ora resta un debutto. Da non ciccare.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto