Parrucchieri e barbieri: la lista d’attesa c’è già ma senza data

UDINE. Per il d-day dei parrucchieri la lista di attesa è pronta, ma per ora senza data. «Gli appuntamenti li stiamo già prendendo, ma per ora senza calendario. La nostra lista d’attesa comincia dal giorno 1, per fissare la data attendiamo le decisioni della politica e i protocolli sulla sicurezza che sono in corso di definizione a livello nazionale».
CORONAVIRUS, I DATI
Loredana Ponta, rappresentante del comparto estetica e benessere di Confartigianato Fvg, non se la sente ancora di scommettere su una data: «Abbiamo bisogno di ripartire perché due mesi a fatturato zero sono insostenibili: stiamo perdendo la stagione più ricca, piena di matrimoni, prime comunioni, feste di laurea, e quello che ha messo in campo lo Stato è troppo poco per far fronte alle scadenze. C’è però anche la consapevolezza che è necessario ripartire in sicurezza e anche sulla base dell’andamento dei contagi, che al momento in regione appare confortante».

PRIMA E DOPO A guardare con ansia il calendario, naturalmente, c’è anche la clientela, eserciti di donne e uomini sempre più a disagio nel confronto quotidiano con gli specchi di casa. La nostalgia di forbici, casco e tinte assume sempre più i tratti di un’insostenibile crisi di astinenza.
Che sia il 18 maggio cui punta la Regione o il 1° giugno che ancora viene indicato come data obiettivo a livello nazionale, però, di sicuro i saloni del day after saranno molto diversi da quelli cui si era abituati. «I protocolli sono ancora in fase di definizione – spiega Ponta – ma è scontato che l’accesso sarà solo su appuntamento e con massimo due clienti per operatore: mentre una cliente attende sotto il casco o con la tinta sui capelli, potremo servirne un’altra, la distanza minima di 1,80 metri tra i clienti».
NIENTE CHIACCHIERE E GIORNALI
Il numero di accessi, quindi, dipenderà anche dalla metratura e dall’organico di ogni salone. Sembra esclusa fin d’ora, anche nel caso in cui i metri quadri dovessero consentirlo, la possibilità di clienti in attesa all’interno del negozio. Dal momento che la logica è quella di evitare assembramenti, l’accesso al negozio sarà consentito solo nei tempi necessari al taglio e alle altre prestazioni richieste.
«Questo – spiega ancora Ponta – richiederà a noi e ai clienti la massima puntualità. Il che non basterà purtroppo a evitare il fastidio di attese all’esterno, anche con pioggia e caldo, senza considerare che finché tutto questo durerà verrà meno anche l’aspetto sociale, il piacere di una chiacchierata o di sfogliare una rivista».
POLTRONE, GUANTI E MASCHERINE
Altre novità scontate l’obbligo della mascherina, che nel caso dei clienti di parrucchiere e barbieri dovrà fare i conti con la necessità di fare senza elastico: in attesa che il settore metta a punto nuovi tipi di mascherine adesive atte alla bisogna, il ricorso a nastri e cerotti potrebbe venire in soccorso.
Ma quello del fissaggio non è l’unico problema: si tratterà anche di fare i conti con i capelli tagliati che si fermeranno o si infiltreranno sotto la mascherina, costringendo parrucchieri e clienti a tenerne pronta una di ricambio. «Tra mascherine – commenta la rappresentante di Confartigianato – e sanificazioni obbligatorie tra un cliente e l’altro i costi e i tempi sono sicuramente destinati ad aumentare. Spero almeno che non si arrivi a imporre i copriscarpe, che tra parentesi sono pericolosi perché il rischio di scivolare è alto».
Nulla invece cambierà, almeno sulla carta, quanto all’obbligo di sostituire mantelline e asciugamani a ogni utilizzo: era già così prima del virus e i saloni non saranno soggetti all’obbligo di materiali monouso. Mantelle e teli potranno essere in tessuto, anche se sarà consigliabile un lavaggio a temperature più alte per garantire l’igienizzazione.
LA RIPARTENZA. Se la lunghezza delle liste di attesa è scontata, la ripartenza dovrà fare i conti anche con i timori della clientela nei confronti di un’attività dove la vicinanza tra esercente e cliente è un aspetto ineludibile. Sommando queste incertezze con i tempi più lunghi legati alle misure di igienizzazione e sicurezza, non è detto che si ripartirà in quarta.
E la boccata di ossigeno potrebbe non essere sufficiente a garantire la sopravvivenza di tutte le 3.270 imprese artigiane che il comparto conta in regione tra parrucchiere, barber shop, centri di estetica e benessere, pedicure e tatuatori. «La sofferenza è diffusa e per qualcuno sarà forse insostenibile – conferma Ponta – perché non tutti hanno risparmi o un reddito familiare che consentano di far fronte alle scadenze, né i margini di trattativa per spuntare una riduzione dei canoni di affitto sono gli stessi per tutti».
Considerato che il volume d’affari medio del settore è di 45 mila euro per impresa e la dimensione media di 2 addetti, una riduzione dei redditi pari a circa il 40% del fatturato, non compensata da un’analoga riduzione dei costi, comporterà sicuramente una forte crisi di liquidità per molte aziende, in gran parte poco strutturate e con notevoli difficoltà a gestire pratiche per il ricorso alla misure sul credito agevolato, giudicate peraltro troppo complesse dalla categoria. In gioco non c’è solo il piacere di aspettare il proprio turno chiacchierando o leggendo una rivista di gossip, ma il futuro stesso di molti saloni.
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