Parte dal Fvg la protesta contro il Festival: "Sanremo è sessista, le donne non sono oggetti"

Sotto accusa le parole del conduttore Amadeus e del rapper Junior Cally. La Cisl lancia la mobilitazione social mentre sul web la petizione conta quasi 4 mila firme

UDINE. Chissà se Nilla Pizzi, prima vincitrice del Festival di Sanremo, sarebbe stata d’accordo nel fare un «passo indietro» e a lasciare l’ambito premio a un collega maschio. Quasi sicuramente no dato che l’anno dopo l’artista, alla faccia del passo indietro, si accaparrò il primo, il secondo e il terzo posto, sbaragliando la concorrenza e facendo man bassa di premi con “Vola colomba”, “Papaveri e papere” e “Una Donna Prega”.

Avrebbe appoggiato la durissima presa di posizione delle donne della Cisl Friuli Venezia Giulia che, di fronte alle parole del conduttore Amadeus e al testo violento e antifemminista del rapper Junior Cally, hanno deciso di alzare la voce e boicottare l’imminente appuntamento Rai con l’hashtag #iononguardosanremo. Un appello condiviso dal mondo della politica e dello spettacolo che, attraverso la Conferenza nazionale delle donne del Pd, ha lanciato una petizione su Change.org che in poche ore ha raccolto quasi 4.000 firme.

Le dichiarazioni di Amadeus sulla compagna di Valentino Rossi («bella, bellissima, capace di stare un passo indietro al suo uomo»), la scelta delle donne sul palco come «vallette e non conduttrici», il testo del trapper Junior Cally che inneggia allo stupro e alla sopraffazione. Tutto questo è troppo per la Cisl del Friuli Venezia Giulia che, assieme al Coordinamento Donne e ricollegandosi anche a un comunicato stampa nazionale di Cgil e Cisl, ha lanciato la campagna social #iononguardosanremo. Un’azione necessaria quando «il servizio pubblico, che dovrebbe incentivare l’educazione di genere, commette errori così grossolani», commenta Claudia Sacilotto, segretaria della Cisl regionale.

«Il canone Rai lo pagano i cittadini ed è vergognoso che la televisione di Stato debba far passare messaggi del genere dove la donna viene strumentalizzata e il conduttore, invece di chiedere scusa, si arrampica sugli specchi. Per non parlare del rapper Junior Cally. Qui – continua la sindacalista –siamo di fronte all’assurdo. Personaggi del genere non avrebbero mai dovuti essere selezionati per Sanremo che, come tutti i programmi televisivi, ha una enorme forza diffusiva». Tutti i passi in avanti per equiparare la donna all’uomo, soprattutto nel mondo del lavoro, si annullano secondo Sacilotto, davanti a situazioni del genere. E se non si dovesse intervenire con la massima urgenza, il sindacato si dice pronto a «farci sentire anche attraverso la commissione di vigilanza».

Myss Keta risponde ad Amadeus: "Il posto di una donna �� davanti a un uomo"

«Questa non sa cosa dice. (...) L'ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C'ho rivestito la maschera». Da queste parole che diventano sale sulle ferite di migliaia di vittime di femminicidio parte la petizione online delle donne del Pd che su Change.org hanno già raccolto più di 3.700 adesioni lungo tutta la penisola. Dalla Lombardia alla Basilicata, passando per il Friuli Venezia Giulia. Le donne della politica chiedono alla Rai di «svolgere un ruolo fondamentale nel contrasto alla violenza contro le donne così come di valorizzarne la dignità e la non subalternità». Il testo, che vede tra i primi firmatari anche l’ex governatrice Debora Serracchiani, la senatrice Tatjana Rojc, Laura Fasiolo e Cinzia Del Torre, mette in fila gli errori commessi da Amadeus e dal suo staff di Sanremo. «La bellezza non può essere l’unico parametro. E questo vale sia per le donne che per gli uomini», commenta Monica Paviotti, consigliere comunale Pd a Udine.

Dopo 70 edizioni del Festival riscopriamo quanto sia svilente il concetto di valletta. Per anni la bocca rimaneva cucita di fronte ai commenti sui vestiti delle conduttrici, delle cantanti e perfino delle musiciste in orchestra. E se diciamo “farfallina di Belen”, tutti sanno di che cosa di tratta. «Questo perché in Italia bisogna agire non solo sulla polemica ma, soprattutto, sulla cultura e sulla quotidianità», commenta Valentina Gasparet, curatrice di Pordenonelegge. «A titolo personale dico che non possiamo limitarci ad alimentare solo la mala-discussione. Dobbiamo portare avanti questo tema giorno dopo giorno. Insegnare ai bambini che la parità di genere è una cosa normale e che le donne sono come gli uomini e non una “razza da difendere”»

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