Parte il “processo” a Tondo e Gottardo
UDINE. Cova sotto la cenere di una sconfitta bruciante. Il malcontento ha invaso il Pdl e tra poco qualcuno su quella cenere soffierà. La caccia al capro espiatorio è cominciata e in discussione c’è una dirigenza di partito da ridisegnare, anche e soprattutto partendo dall’esito elettorale. Il primo indiziato è l’ex governatore Renzo Tondo, perché – mormora qualcuno – se il centrodestra si conferma primo in regione, staccando il centrosinistra di quasi 25 mila voti, ma lui ha perso di due mila, non ha mostrato d’essere valore aggiunto rispetto ai partiti. Anzi. Il secondo è il coordinatore regionale del Pdl, Isidoro Gottardo, che – come accade per ogni batosta politica – è il bersaglio più facile.
L’assalto al vertice
Gottardo guida Fi prima e il Pdl poi dal 2007. In molti hanno provato a disarcionarlo, a oggi senza ottenere risultati. La prossima offensiva verrà da più fronti e sarà concentrata.
Udine e l’asse Riccardi-Blasoni
Partirà da Udine il prossimo attacco al vertice del Pdl. La città è da tempo terreno di scontro pidiellino e oggi vuole tornare protagonista. Massimo Blasoni da Udine, ex coordinatore cittadino del Pdl, culla il sogno di diventare il prossimo coordinatore regionale e con Gottardo ha un conto aperto – finito in Tribunale – per i documenti che il leader pidiellino portò a Roma a gennaio per far sfumare la candidatura di Blasoni al Parlamento, com’è avvenuto. Blasoni si è auto-congedato dalla politica e tutto fa pensare che la licenza sia finita. A Udine, però, c’è il nuovo recordman di preferenze nel Pdl, Riccardo Riccardi, uomo forte della fu giunta Tondo. Dall’alto delle sue 6 mila 800 preferenze guarda al prossimo impegno, quello di capogruppo in Regione, ruolo che con ogni probabilità sarà suo, soprattutto con la prospettiva di costruire il nuovo Pdl. Riccardi, però, se guarda giù, al secondo posto tra i pidiellini più votati, trova Alessandro Colautti (2.200 voti), anche lui udinese, anche lui pronto a giocare la partita del Pdl che verrà.
La polveriera Trieste
Se Gorizia ha nel sindaco Ettore Romoli un punto di riferimento da anni, Trieste è una polveriera. È il nodo che, stretto sempre più, ha soffocato la vittoria di Tondo, perché il Pdl è passato dal 39% al 18%. Sono mancate ricandidature di peso, come quelle di Piero Camber, Piero Tononi e Maurizio Bucci. È mancato Giulio Camber, defilato dalla contesa. Nel capoluogo giuliano si riparte da Sandra Savino, ex assessore e ora deputata, e da Roberto Dipiazza, ex sindaco divenuto consigliere di Autonomia responsabile, capace di raccogliere 5.700 preferenze, da solo più di tutti i voti ragranellati dai nove candidati del Pdl.
Attenzione ai fratelli Ciriani
A Pordenone si rafforza Luca Ciriani, ex vice presidente Fvg, unico tra gli assessori uscenti a incrementare le preferenze (Riccardi era al debutto da aspirante regionale). Lui è da sempre tra i più critici rispetto alla gestione Gottardo e con il fratello Alessandro, presidente della Provincia di Pordenone, entrerà nella sfida per rifondare il partito.
L’incognita Tondo
Sottovaluta l’uomo chi pensa che l’ex presidente abbia concluso la propria esperienza politica. Forse oggi la pensa così. Domani, chissà. Resta in Consiglio Tondo e, anche se non da capogruppo, avrà un peso nelle scelte che verranno. E se tra un anno tentasse la corsa alle elezioni europee? Pensare adesso di consegnarlo alla storia è un errore.
Il “ripartiamo” di Gottardo
Lancia messaggi Gottardo. E no, assolutamente no, non si sente messo in discussione. «Come trend il Pdl è in salute elettorale. Le elezioni regionali e provinciali confermano la ripresa di un partito che viene da una marcata rimonta. Emanare da una costola del Pdl – spiega Gottardo – la civica di Tondo ha generato malcontenti, ma è risultata una scelta positiva, che ha portato valore aggiunto. Ora vanno messi da parte malinconie e personalismi. Sarebbe sbagliato, per chiunque, davanti e dietro le quinte, rimproverare responsabilità a Tondo, che si è trovato a gestire anni difficilissimi». E l’assalto al vertice del Pdl? «No, non mi sento messo in discussione, anzi. La nostra è una gestione che porta la coalizione al 45% e in Consiglio 13 esponenti su 22. Sulla mancata vittoria non mi sento di rimproverare nè me nè il partito. Ci sono, certo, situazioni locali cui mettere mano – spiega Gottardo – perché non possiamo consentire che il lavoro fatto su Udine, Pordenone e Tolmezzo venga bruciato a Trieste, che è un’area favorevole al centrodestra. Il centrodestra a Trieste va rinfondato e rimotivato, superando personalismi e divisioni che non hanno più motivo d’esistere. E credo che in Consiglio regionale Pdl, Lega, Udc e la civica debbano costituirsi in coalizione, restare coesi e trovare una forma concreta di fare opposizione».
Eppure sulla cenere qualcuno soffierà.
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