Partita la campagna per i test sierologici: come funzionano e tutti i numeri dei friulani coinvolti, provincia per provincia

UDINE. Saranno 7.900 i residenti in Friuli Venezia Giulia che a partire da lunedì 25 maggio saranno contattati telefonicamente dagli operatori della Croce Rossa regionale e invitati a prendere parte all’indagine di sieroprevalenza dell’infezione da virus SarsCoV2 per capire quante persone abbiano sviluppato gli anticorpi al nuovo coronavirus, anche in assenza di sintomi. Gli esami verranno effettuati poi materialmente da mercoledì 27 maggio.
Funziona così
Gli interessati «scelti a campione», come spiega la presidente della Cri Fvg, Milena Cisilino, saranno avvisati dell’imminente chiamata dell’organizzazione da un sms sul cellulare. Il campione è rappresentativo dell’intera popolazione, stratificato per età in sei classi, genere, comune di residenza e settore di impiego.
«Questi dati si sommeranno a quelli che sono stati raccolti grazie all’azione di test tramite tamponi e consentiranno di comprendere meglio le dinamiche di diffusione del virus e di stimare quanti soggetti potrebbero avere contratto la malattia pur essendo asintomatici», hanno spiegato il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, e il suo vice, Riccardo Riccardi, annunciando ieri l’avvio dell’indagine.
Partecipazione volontaria
La partecipazione è volontaria, e sono stati messi a disposizione per i test 21 centri in tutta la regione, in corrispondenza delle struttura sanitarie pubbliche. Se le persone individuate non potessero uscire di casa, il prelievo verrà effettuato a domicilio.«Il risultato del test sarà ovviamente comunicato anche alle persone coinvolte che, in caso di esito positivo verranno contattate dal Dipartimento di prevenzione per l’esecuzione del tampone, per verificare l’eventuale stato di contagiosità, e la presa in carico», hanno chiarito Fedriga e Riccardi.
A effettuare le chiamate, dalle 10 di stamane, 21 operatori di centralino della Croce Rossa regionale dislocati in cinque centrali operative (Trieste, Udine, Palmanova, Udine e Maniago).
Il numero di telefono
Le chiamate, dalle 9 alle 18, spiega la presidente regionale della Cri, Milena Cisilino, arrivano "da un numero unico con prefisso romano 06-55 e andranno avanti per 12 giorni consecutivi". Ai cittadini contattati telefonicamente viene somministrato un questionario e, successivamente viene fissato l'appuntamento per il prelievo del sangue. "Le chiamate - aggiunge Cisilino - provengono da un voip nazionale con prefisso 06, alcuni utenti ci hanno segnalato che scambiavano il nostro numero per chiamate commerciali. L'utilità del voip nazionale è che nelle ore di pausa dei centralini regionali, eventuali chiamate dei cittadini convergono sulla sala operativa nazionale Cri aperta h24".
I numeri per provincia
Nel dettaglio, in provincia di Udine saranno sottoposti al test 3.452 soggetti, a Pordenone 2.035, 1.502 a Trieste e 912 a Gorizia. La Cri sarà impegnata con un pool di 21 operatori per la gestione dell’attività di “centralino”, ai quali si aggiungeranno gli addetti alla logistica, che faranno da navetta tra i 21 centri di prelievo e i laboratori, occupandosi pure di somministrare il test a domicilio per le persone impossibilitate a spostarsi («Circa 700 soggetti», indica Cisilino).Le persone selezionate saranno contattate al telefono dai centri regionali della Croce Rossa Italiana per fissare, in uno dei laboratori selezionati, un appuntamento per il prelievo del sangue. Il prelievo potrà essere eseguito anche a domicilio se il soggetto è fragile o vulnerabile. Al momento del contatto verrà anche chiesto di rispondere a uno specifico questionario predisposto da Istat, in accordo con il Comitato tecnico scientifico.
Il tipo di test
Esistono sostanzialmente tre tipi di test sierologici: due “quantitativi” da laboratorio con due tipologie di metodo diverse (in chemiluminescenza e in Eia) e uno “qualitativo” ad immunocromatografia, definito rapido (con tempi di risposta di circa 15 minuti): sono i kit che, già smerciati da alcune aziende farmaceutiche, consentono a prezzo relativamente contenuto (pochi euro) di bypassare i laboratori.
Il pacchetto comprende un pungidito con il quale viene prelevata una goccia di sangue, da rilasciare poi su uno stick che contiene proteine virali coniugate con particelle colorate e con anticorpi contro le immunoglobine IgM (prodotte nella fase iniziale dell’infezione) e IgG (che si trovano nel sangue indicativamente due settimane dopo il contagio). Si chiamano test sierologici perché la parte utile a far scattare la reazione è il siero sanguigno ovvero il plasma (fase liquida del sangue) senza fibrinogeno, fattore VIII, fattore V e protrombina. «In ogni caso – riprende Curcio – i test di laboratorio sono più utili di quelli rapidi, perché risulta fondamentale sapere non solo se ci sono, ma anche quanti anticorpi sono presenti: tant’è che i test rapidi, tecnologicamente non sempre accurati, sono utilizzati con sempre minor frequenza anche all’estero».
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