Partita la demolizione, addio all’ex fabbrica Vittadello Arrivò ad avere 1.200 addetti

LA STORIA
Massimo Pighin
Vittadello confezioni di abbigliamento. Un nome che per tanti, a Sesto al Reghena, Cordovado e San Vito al Tagliamento, ha un valore molteplice. Significa lavoro, sviluppo, futuro, possibilità. La Vittadello era una delle più importanti fabbriche del Pordenonese visto che, nell’ambito di un’azienda più strutturata, arrivò ad avere 1.200 addetti. Fondata nel 1945 a Cordovado, si sviluppò alle Casette di Sesto al Reghena e cessò al Ponte Rosso di San Vito al Tagliamento. Ricordi, tanti, pezzi di storia, frammenti di vita, emozioni. Molti interpretavano il lavoro con passione, era la fonte del riscatto: la rinascita personale, che si coniugava a quella dell’Italia, in macerie dopo la seconda guerra mondiale. Ecco perché in questi giorni, passando in via Cordovado, molti – anche chi della Vittadello ha soltanto sentito parlare – si emozionano. In quella strada è in fase di demolizione un edificio. «Chi ha memoria dei luoghi – spiega l’amministrazione comunale – sa che non si tratta di un palazzo qualsiasi: è l’ex fabbrica della Vittadello, realizzata nel 1958, nell’ambito di un’azienda di confezioni di abbigliamento che arrivò ad avere ben 1.200 addetti, la gran parte donne».
È una storia che contempla tante pagine, di diversi colori, quella della fabbrica di abbigliamento che attraversò tre comuni. Nel luglio 1945 il milanese Leopoldo Melato avviò una piccola sartoria in un paio di locali dell’ex fabbricato Eca, accanto al municipio di Cordovado. Un anno dopo fu l’imprenditore Alessandro Vittadello, originario di Verona, a fondare la Sas Confezioni Princeps. È qui che comincia la storia, quasi trentennale, di un’azienda tessile a Cordovado. Hanno provato a raccontarla Mario Monopoli e Gilberta Antoniali, ex dipendente dell’azienda, ripercorrendone la parabola. Le origini, con le prime attività operative, lo sviluppo, con la costruzione dello stabilimento di Casette di Sesto al Reghena, il difficile triennio 1964-’66, con la cessione al gruppo Montedison. Lo spostamento nella zona industriale Ponte Rosso, nel 1973, con le scelte dettate dalla politica, le tensioni, gli scioperi. Negli anni della crescita, la Vittadello era stata un fiore all’occhiello nel settore delle confezioni, con quasi 400 persone impegnate nella manifattura di giacche, completi e cappotti di prima qualità.
«Mi risulta che nessuna industria della zona abbia mai avuto un numero così alto di dipendenti», ha detto Mario Monopoli. Una parte del lavoro è dedicata alla costruzione dello stabilimento. «Ho ricostruito, in senso figurato, la fabbrica, grazie ai ricordi e a ricerche documentali – ha spiegato l’autore –, ma il mio principale scopo è stato quello di dare un nome a coloro che ne furono gli artefici, le persone che la edificarono con attrezzature semplici, capacità professionali, diligenza e attenzione. Non si verificò alcun infortunio né ci furono intralci».
«Se ne va un simbolo della memoria di una storia produttiva che ha dato una risposta occupazionale di rilievo sia alla popolazione di Cordovado sia a quella di Sesto al Reghena, oltre che ai primi bisogni di occupazione femminile – rileva il sindaco Marcello Del Zotto –. Come la Tfr, la Vittadello ha dato occupazione a una valanga di persone». —
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