Passo di Monte Croce, la 52 bis riaprirà a metà del 2025: intesa con la Carinzia

Fedriga e il vicegovernatore Gruber si sono incontrati a Tolmezzo per trovare soluzioni condivise. L’obiettivo a lungo termine è realizzare un tunnel fra l’Italia e l’Austria per migliorare la viabilità

Alessandro Cesare

TOLMEZZO. Per la riapertura della statale 52 bis verso il passo di Monte Croce Carnico bisognerà attendere la metà del 2025.

Nel frattempo i tecnici saranno chiamati a trovare una doppia soluzione alternativa alla strada: una nel brevissimo periodo per tentare di aggirare la frana raggiungendo comunque l’Austria, l’altra nel lungo periodo per garantire un collegamento sicuro e continuativo con la valle del Gail.

È la sintesi dell’incontro svoltosi ieri a Tolmezzo tra il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e il vicegovernatore della Carinzia Martin Gruber.

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SICUREZZA DELLA 52 BIS

«La messa in sicurezza della strada di passo Monte Croce Carnico è l’operazione prioritaria individuata per la riapertura del collegamento tra Fvg e Austria dopo la frana di inizio dicembre – ha commentato Fedriga –. I tempi stimati di realizzazione sono di oltre un anno, per un pacchetto di interventi dal valore di più di 30 milioni che, oltre alla rimozione dei detriti, interessano la predisposizione di barriere di sicurezza, la sistemazione delle gallerie danneggiate e l’installazione di sensori di monitoraggio.

Ci impegniamo, assieme all’amministrazione della Carinzia – ha aggiunto – nell’individuare opzioni alternative da abbinare alla viabilità attuale, per garantire maggiore solidità anche in prospettiva alla circolazione transfrontaliera in quest’area».

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L’IPOTESI TUNNEL

Fedriga, durante il faccia a faccia con Gruber, è andato oltre al ripristino della viabilità interrotta dalla frana, immaginando opere alternative per evitare futuri blocchi della circolazione transfrontaliera: «Le ipotesi sul tavolo, ovvero la realizzazione di un traforo in alta o in bassa quota, presentano costi e tempi di realizzazione particolarmente elevati – ha affermato Fedriga –. Per questo sono in corso gli studi per provare a individuare sia nuove soluzioni a lungo raggio sia misure tampone per velocizzare il più possibile la riapertura del collegamento», ha aggiunto il governatore.

Rispetto alle due ipotesi di collegamento con l’Austria, si fa riferimento a un tunnel più piccolo da 250 milioni di euro e a uno più grande da 700 milioni.

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C’è poi una terza via, quella di una nuova strada su un versante diverso da quello attuale, il cui costo si aggira sui 120 milioni di euro. La soluzione “tampone”, invece, percorribile nel breve periodo, prevede la realizzazione di un collegamento temporaneo utilizzando la viabilità forestale esistente per circa 4 chilometri.

LA COLLABORAZIONE

Fedriga e Gruber hanno assicurato che i tecnici di Fvg e Carinzia collaboreranno per individuare possibili soluzioni progettuali condivise, cercando risorse europee per mettere a terra un nuovo corridoio transfrontaliero.

Da parte sua Gruber è stato chiaro sul fatto che la Carizia in questa fase «non può fornire denaro ma solo know-how», e che la soluzione tunnel «andrà discussa tra i governi di Vienna e Roma». Ipotesi, quella del traforo, che per tempistiche e impatto non ha scaldato il cuore del vicepresidente carinziano.

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LE RIPERCUSSIONI

Al tavolo, insieme Fedriga e Gruber, hanno partecipato l’assessore Cristina Amirante, il vicepresidente del consiglio regionale Stefano Mazzolini e i consiglieri Massimo Mentil e Manuele Ferrari.

Da parte di tutti è stata ribadita la necessità di abbattere il più possibile i tempi di intervento viste le difficoltà patite nella valle del Bût e in tutta la Carnia per l’assenza dei pendolari austriaci. «Il calo di lavoro – è stato sottolineato – è ormai del 30% per le imprese della zona».

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