Patto di stabilità, la marcia dei sindaci

Gli amministratori chiedono alla giunta regionale di aprire un confronto con lo Stato per ottenere maggiori margini di spesa

UDINE. C’è chi ipotizza una manifestazione davanti al consiglio regionale. Chi addirittura una marcia su Roma. Di certo c’è che i sindaci non sono disposti a mollare sul patto di stabilità e sui positivi effetti che molti di loro si aspettano dalla recente sentenza della Corte costituzionale sull’inapplicabilità alle Regioni autonome delle sanzioni per lo sforamento del patto. Vantaggi che gli amministratori locali chiedono ora alla giunta regionale di far valere in sede negoziale con lo Stato per ottenere, in cambio della definizione delle sanzioni, maggiori margini di manovra in termini di spesa. Necessari, ripetono da mesi i primi cittadini come in un mantra, per pagare opere già concluse e per metterne in cantiere di nuove. Insomma, per pagare le imprese che hanno già lavorato e attendono giustamente d’essere remunerate e per dar ulteriore ossigeno all’economia regionale, fortemente in difficoltà a causa della crisi.

Sentenza decisiva per i sindaci

«Spiegare ai cittadini che siamo sul piede di guerra perché chiediamo solo di poter pagare le imprese che hanno lavorato per la pubblica amministrazione suona come un’assurdità. Dovrebbe essere scontato e invece – tuona Paolo Urbani – è il grave paradosso in cui oggi si muovono i Comuni. Non possiamo liquidare le imprese e con i prelievi dello Stato siamo costretti a gravare di tasse, da ultimo con Imu e Tares, i nostri cittadini. Altro che paradiso fiscale». Il sindaco di Gemona si rifà alla sentenza della corte costituzionale che, in linea con l’interpretazione data da Anci Fvg, ritiene decisiva. Nel merito, ma soprattutto nel principio. «Il pronunciamento dev’essere la base per una nuova battaglia, il grimaldello per ridiscutere la materia, a partire dall’applicazione delle sanzioni fino ai vincoli». Reduce da un confronto con diversi colleghi, Urbani ipotizza azioni forti a sostegno della richiesta. «Dobbiamo prendere una posizione ferma nei confronti della Regione affinché faccia valere le nostre ragioni al tavolo negoziale. Se sarà necessario – conclude – arriveremo fino al consiglio regionale, pronti a manifestare in piazza Oberdan». Le tesi sono condivise da molti.

Nuova trattativa con lo Stato

Da Edi Colaoni, sindaco di Reana del Rojale, tra gli altri. Da uomo di legge, il primo cittadino ha trascorso la giornata di ieri immerso nella lettura della lunga e complessa sentenza della Corte, facendosene un’idea precisa. «Meglio di così – afferma Colaoni – non ci poteva andare. La sentenza produce l’inefficacia delle norme e pertanto, a oggi, siamo di fronte a un buco nero dal punto di vista sanzionatorio e premiante. Non è che le sanzioni non esistono. Restano, ma in linea teorica, perché di fatto non sono fissate». Le conseguenze? Secondo Colaoni sono pesanti. «Possiamo tornare al tavolo della trattativa in una situazione di forza: la Regione – sostiene il sindaco – può finalmente, dopo averlo a lungo invocato, tornare al tavolo e avanzare le proprie richieste. Anzi, in questa partita gioca la propria credibilità».

Regione e enti locali a confronto

È il sottotitolo dell’incontro fissato per il 29 luglio nell’auditorium di via Sabbadini, a Udine, dove gli assessori Panontin, Santoro, Peroni oltre alla presidente della Regione Serracchiani entreranno nel merito, tra l’altro, del decreto Fare e del patto Stato-Regione. Dario Angeli, sindaco di Remanzacco, auspica che sia quella la sede in cui avere le attese risposte. Spiega Angeli: «Serracchiani ci dica in quell’occasione quale sarà la sua strategia per trattare con Roma. Ci dica come intende porsi alla luce di questa sentenza nei confronti dello Stato e che cosa vuole chiedere. Se quanto verrà a dirci non soddisferà le nostre aspettative, allora i sindaci dovranno una volta per tutte promuovere un’azione forte, se necessario tanto da andare a Roma, non possiamo permetterci il lusso di perdere quest’occasione».

Alleanza con i comuni trentini

In materia di patto di stabilità la ipotizza l’Anci regionale, reduce da un incontro con il consorzio degli enti locali trentini che ha permesso di toccare con mano buone pratiche eventualmente importabili come il monitoraggio in “tempo reale” degli spazi finanziari che nella provincia autonoma di Trento si realizza grazie a un semplice software. Se ne parlerà domani pomeriggio nel corso dell’esecutivo che prenderà ufficialmente posizione anche riguardo alla sentenza della Consulta.

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