Pay tv pirata: i 700mila utenti di Xtream Codes rischiano carcere e multe
Rischiano parecchio gli utenti della piattaforma Xtream Codes, sequestrata dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta della procura di Napoli sulla pirateria televisiva. Per loro la legge prevede infatti multe da 2.500 a 25.822 euro e addirittura da sei mesi e tre anni di carcere. Al momento dello spegnimento erano 700mila gli utenti collegati, e un potenziale di 5 milioni di utenti totali in Italia, che con un abbonamento da 12 euro al mese riuscivano a guardare i programmi trasmessi dalle principali pay tv e dalle piattaforme a pagamento.
Chi vede programmi tv in streaming illegalmente pensa che sia impossibile essere scoperto. Invece per la polizia è piuttosto semplice tracciare il flusso dati generato dalla trasmissione delle IPTV, e ogni volta che partono operazioni contro le IPTV illegali e si sequestrano portali e dispositivi, le forze dell’ordine raccolgono anche gli indirizzi IP degli utenti che accedevano alle piattaforme.
La posizione più grave è evidentemente quella di chi gestisce il sistema, trasmettendo il segnale in modo fraudolento e incassa i soldi degli abbonamenti. Ma anche chi usufruisce del servizio commette un reato: una sentenza della Corte di Cassazione, la numero 46443/2017, ha inflitto una pena a quattro mesi di reclusione e 2.000 euro di multa per un utente che accedeva a Sky attraverso un decoder “pezzotto”.
"Rivolgiamo un plauso alle Fiamme Gialle per l'importante operazione a tutela della legalità e degli utenti onesti - afferma il presidente del Codacons Carlo Rienzi -. Oltre a rappresentare una forma di illegalità, la pirateria porta a un ingiusto incremento delle tariffe a carico di chi si abbona in modo regolare alle tv a pagamento". In base alle stime del Codacons, infatti, la forte diffusione di piattaforme che consentono di vedere gratuitamente le pay-tv, ha effetti fino al +10% sui prezzi degli abbonamenti televisivi, a discapito di tutti gli utenti che in modo regolare acquistano pacchetti legati alle tv a pagamento.
Quello scoperto con l'operazione Black IPTV è "un sofisticato sistema di frode finalizzato alla captazione e diffusione di prodotti destinati alla tv a pagamento, con notevole danno ai titolari dei diritti ed evidente frustrazione del libero mercato". È quanto scrive nel decreto di sequestro preventivo il gip del Tribunale di Napoli Fabio Provvisier. "L'analisi dei rapporti - continua il gip - sottolinea che il sistema illegale è florido ed in più beneficia di una platea indefinita di clienti, cha va oltre i confini nazionali". Inoltre "vi è da parte degli indagati l'utilizzo di ogni espediente idoneo a dissimulare la propria identità, al fine di ostacolare ogni eventuale forma di verifica da parte delle autorità sulla reale destinazione delle somme movimentate. Gli accertamenti hanno permesso di rilevare numerosi strumenti di pagamento, utenze telefoniche, nickname, tutti intestati a prestanome o comunque non associate alle rispettive anagrafiche".
Tanta attenzione a nascondere l’identità dei clienti, però presenta un rovescio della medaglia: il "pezzotto", nome gergale del decoder necessario alla ricezione delle tv online pirata, inserito nella rete Wi-fi domestica diventa un potenziale 'cavallo di Troia'. "Non si può escludere la possibilità - avverte la Polizia postale - che questo tipo di apparecchiatura possa effettuare un'intrusione nei sistemi informatici connessi o che spiare le nostre azioni". Amministrato da remoto dai malfattori, potrebbe interferire, ad esempio, con il sistema di video sorveglianza o con l'antifurto di casa.
La buona notizia, per così dire, è che "al momento non è emerso alcun collegamento con la criminalità organizzata", come ha spiegato in una conferenza stampa il colonnello Giovanni Reccia, comandante del Nucleo, "ma le indagini vanno avanti e saranno valutati con attenzione soprattutto i flussi finanziari".
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