Paziente morta a Cattinara: non è colpa delle infermiere

Una di queste, di Latisana, era stata indagata assieme alla collega dalla Procura di Trieste

LATISANA. Era uscita di soppiatto dalla sua stanza, in ciabatte e vestaglia, e si era allontanata dal reparto, infilandosi nella cappella al quinto piano dell’ospedale triestino di “Cattinara”. Ma poi, uscendo, aveva fatto confusione e aveva aperto la porta sbagliata.

Una porta con maniglione antipanico sprovvista di allarme, per l’accesso a una struttura esterna dalla quale non aveva più potuto fare ritorno. Il corpo senza vita di Norina Gobbi, 84 anni, di Trieste, era stato ritrovato l’indomani, dopo otto ore trascorse all’addiaccio, esposta al temporale e alla bora di quella fredda notte.

Di quel tragico episodio, avvenuto tra il 22 e il 23 settembre 2014, la Procura giuliana aveva chiamato a rispondere le infermiere Annamaria Fiorani, 34 anni, originaria di Pisa e da qualche mese residente a Latisana, dove si è trasferita per prendere servizio nel reparto di Pediatria dell’ospedale friulano, e Milka Zrnic, 48, della Bosnia Erzegovina.

Entrambe, quella notte, lavoravano nella Clinica medica di Cattinara e, secondo l’accusa formulata dal pm Federico Frezza, avrebbero colposamente cooperato a cagionarne la morte, «per averla a un certo punto persa di vista e non averle così impedito di allontanarsi».

Ipotesi che il gup del tribunale di Trieste, Laura Barresi, ha ritenuto di non condividere, decidendo di prosciogliere le imputate già in sede di udienza preliminare con sentenza di «non luogo a procedere».

Convinti a loro volta dell’insussistenza dell’accusa, i difensori - avvocato Daniela Lizzi, per la Fiorani, e avvocato Piero Fornasaro, per la Zrnic - non avevano optato per alcun rito alternativo, confidando nel medesimo esito processuale.

La decisione del giudice pone automaticamente fine anche al procedimento disciplinare che la struttura sanitaria nella quale attualmente lavora la Fiorani aveva aperto nei suoi confronti.

«Le si contestava un reato omissivo – ha affermato l’avvocato Lizzi –, laddove è stato invece facile dimostrare come, non appena accortasi della sparizione della paziente, avesse immediatamente chiamato il medico di turno, la portineria e il servizio sicurezza, allertando nel contempo anche tutti i reparti. Insomma, non c’era proprio niente da rimproverarle, avendo fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità per trovarla. Nè – ha aggiunto – vi poteva essere alcun nesso di causalità, essendo la paziente deceduta non per non essere stata fermata, bensì per essersi recata in chiesa ed essere rimasta chiusa dietro una porta antipanico sprovvista di allarme».

L’anziana si era presentata al pronto soccorso di Cattinara il 20 settembre, per una serie di patologie connesse all’età avanzata, e ne era stato disposto il ricovero nella Clinica medica, al sesto piano, per tutti gli accertamenti diagnostici del caso. (l.d.f.)

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