Peculato e corruzione, a giudizio Americo Pippo e il notaio Guarino

L’accusa: al professionista 900 rogiti, a presidente e famiglia atti gratis. La difesa: nessun accordo criminoso



Peculato continuato in concorso e corruzione continuata per atti contrari ai doveri d’ufficio: sono le ipotesi di reato per le quali il gup Eugenio Pergola ha rinviato a giudizio l’ex presidente del Consorzio di bonifica Cellina-Meduna Americo Pippo, 68 anni, residente a Valvasone-Arzene, in qualità di pubblico ufficiale, e il notaio in pensione Aldo Guarino, 77 anni, originario di Palermo e residente a Pordenone.

Il processo comincerà il 13 settembre dinanzi al tribunale collegiale presieduto dal giudice Iuri De Biasi. In dibattimento il collegio difensivo (avvocato Marco Zucchiatti per Pippo e avvocato Gianni Massanzana per Guarino) intendono dimostrare l’estraneità dei loro assistiti alle accuse. Si tratta di una costola della maxi-indagine del pm Maria Grazia Zaina sull’ente consortile, che ha portato a quattro condanne per peculato in concorso lo scorso gennaio.Il pm Zaina ha accertato che il notaio Guarino è stato incaricato dal Consorzio del rogito di circa 900 atti pubblici, la maggior parte dei quali espropri e asservimenti, fra il 17 dicembre 2009 all’8 giugno 2015.

L’accusa ha osservato che negli avvisi di parcella e nelle fatture le anticipazioni (i pagamenti effettuati dal notaio per conto del cliente e da questi rimborsati) non sono state rendicontate analiticamente, bensì sono state indicate con un importo forfettario, per eccesso o per difetto. Dai conteggi, gli inquirenti hanno ipotizzato pagamenti al notaio in misura superiore al dovuto e non giustificati per 74.785,34 euro, denaro del Consorzio. Da qui la prima accusa di peculato. La seconda riguarda invece un presunto vantaggio di 900 euro che Pippo avrebbe ottenuto grazie all’acquisto di quote sociali della Barcis ghiaie srl dal Consorzio di bonifica che le deteneva. Atto firmato dinanzi al notaio Guarino. La Procura ha osservato che il notaio ha percepito 394.601,56 euro per i soli onorari con la redazione degli atti pubblici consortili, incarico affidato da Pippo senza precisa delega formale da parte della deputazione amministrativa e senza gara e ha contestato al presidente consortile di aver ricevuto in cambio dal notaio rogiti gratuiti per sei atti pubblici in cui erano parti Pippo a titolo personale o i suoi familiari. La Procura ha quantificato in 11.520 euro il vantaggio ottenuto da Pippo. L’avvocato Zucchiatti ha ribattuto che Pippo lo ritenne un ringraziamento, peraltro non richiesto, per il consolidato rapporto di lavoro esistente.

«Contiamo di dimostrare al processo – ha sottolineato il difensore di Pippo – che non vi fu alcun accordo criminoso fra il mio assistito e il notaio, ma che ci si limitò a conferirgli mandato per gli atti consortili. Quando Pippo divenne presidente del Consorzio, Guarino lavorava già per l’ente. Ha continuato così ad affidargli gli incarichi».

Interpellato telefonicamente, l’avvocato Gianni Massanzana, che assiste Guarino, non ha voluto rilasciare alcun commento. Già in sede di indagini preliminari la tesi difensiva ha puntato sull’assenza di elementi penalmente rilevanti, ravvisando tutt’al più qualche leggerezza sotto il profilo della contabilità, peraltro non imputabile al titolare dello studio notarile.

Guarino, ora in pensione, è molto stimato. Prima di vincere il concorso come notaio (professione che ha svolto per quasi mezzo secolo), è stato magistrato a Palermo.

Nella veste di giudice per le indagini preliminari è stato proprio Guarino a disporre il sequestro del relitto dell’aero della strage di Ustica, precipitato nel mar Tirreno il 27 giugno 1980. —



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