Penelope morì a 7 anni, travolta da un’acquasantiera: padre Ioan condannato a 2 anni e 4 mesi, assolta la preside

La sentenza dopo due ore di camera di consiglio. L’avvocato Campeis: il mio assistito era un dipendente della scuola Uccellis e non il datore di lavoro. Il tragico incidente era avvenuto durante una lezione di catechismo a Udine

Alessandro Cesare
Il tavolo degli avvocati della difesa e, a destra, Penelope Cossaro: la bambina aveva 7 anni
Il tavolo degli avvocati della difesa e, a destra, Penelope Cossaro: la bambina aveva 7 anni

Sono le 14.10 quando il giudice Daniele Faleschini Barnaba rientra nell’aula B del tribunale di Udine per leggere la sentenza. Attimi interminabili in cui tutti restano in rigoroso silenzio: i due imputati, la dirigente scolastica dell’Uccellis, Anna Maria Zilli, e il padre spirituale della scuola Ioan Marginean Cocis, i loro avvocati, il pubblico ministero Lucia Terzariol, i genitori di Penelope Cossaro, la bambina di 7 anni travolta da un’acquasantiera nella chiesa di Santa Chiara, a Udine, durante una lezione di catechismo il 21 novembre 2019.

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La sentenza

Condanna per Cocis a 2 anni e 4 mesi di reclusione, con l’esclusione dell’aggravante della violazione delle normativa anti-infortunistica, e assoluzione per Zilli perché il fatto non costituisce reato.

Il pm aveva chiesto per ciascuno di loro una pena di due anni. Il silenzio dell’aula viene rotto solo dalle lacrime di rabbia della mamma di Penelope, Laura Libanetti. Cocis resta impassibile, mentre Zilli di scioglie in un abbraccio liberatorio con il figlio.

Le parole della dirigente

«Rimane comunque un giorno triste perché sullo sfondo c’è una tragedia – è stato il commento di Zilli –. Però mi sento sollevata, dopo cinque anni, di essere stata ritenuta non responsabile della morte della piccola Penelope».

Zilli, come Cocis, era imputata per omicidio colposo. Nei suoi confronti, in particolare, il pm aveva rivolto accuse di negligenza, imprudenza e pressapochismo nell’organizzazione della sicurezza della scuola, avendo mancato nel momento in cui non aveva regolamentato con maggiore fermezza gli accessi alla chiesa.

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A sinistra Penelope, a destra la madre presente in aula

La dirigente era difesa dagli avvocati Giancarlo Mariniello e Stefano Buonocore: «Siamo estremamente soddisfatti del risultato, pur all’interno di una vicenda che è, e rimarrà sempre, una tragedia – hanno affermato i due legali –. La sentenza di assoluzione con formula piena restituisce dignità personale e professionale a Zilli, che per cinque anni è stata accusata di aver causato la morte di una bambina della scuola che aveva, da pochissimo, iniziato a dirigere».

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La sorpresa di Campeis

Le motivazioni della sentenza sono attesi tra 90 giorni. Chi attende di leggerle con trepidazione sono gli avvocati del padre spirituale Cocis, Giuseppe e Carlotta Campeis, rimasti sorpresi dalla decisione del giudice. «Resto senza parole – è stato il commento a caldo di Giuseppe Campeis – resto in attesa di leggere le motivazioni ma quasi certamente presenteremo appello. Resto fermo sul fatto che questa sentenza contrasta con il principio di colpevolezza. Una persona non può essere chiamata a rispondere di azioni le cui conseguenze non può controllare».

Una posizione, quella di Campeis, che l’avvocato ha cercato di illustrare durante la sua arringa mattutina, durata un’ora. «Per un’accusa colposa sono necessari presupposti di colpevolezza – ha chiarito il legale –. Questo processo ruota tutto attorno a un unico quesito: chi poteva prevedere che l’acquasantiera sarebbe collassata? A mio avviso, al di là delle norme di sicurezza e di vigilanza, si tratta di un elemento imprevedibile. Nessuno poteva sapere».

Campeis ha chiuso ricordando come padre Ioan fosse un dipendente della scuola e non il datore di lavoro: «Com’è possibile addebitargli una gestione del rischio dell’ambiente in cui lavora? Padre Ioan si è comportato correttamente, e va considerato estraneo al rischio di sicurezza ambientale». Da qui la richiesta di assoluzione perché il fatto non sussiste. Ma il giudice ha inteso diversamente, condannando il padre spirituale a 2 anni e 4 mesi.

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La debolezza dell’acquasantiera

Stando alla perizia tecnica effettuata durante le fasi processuali, l’acquasantiera della chiesa di Santa Chiara, databile 1664, aveva una malta “povera”, insufficiente a garantirne la stabilità in caso di sollecitazioni. Come quelle subite dopo che Penelope vi si era aggrappata cinque anni fa, sfuggendo al controllo di padre Ioan. Dalle verifiche svolte è emerso come con un collante similare a quelli utilizzati oggi, la vasca non si sarebbe staccata. E non avrebbe ucciso Penelope.

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