Penne nere a tinte “rosa”: quante donne in Abruzzo

PORDENONE. La prima donna capogruppo in Friuli Venezia Giulia, la seconda in Italia. É la sanvitese Oriana Papais, capitano che ha maturato una vasta esperienza nelle missioni all’estero, compreso l’Afghanistan, e che fa parte della riserva selezionata dell’Esercito (proprio quest’anno sarà promossa al grado di maggiore).
Nata a Toronto, architetto ergonomo, nel 2004 ha prestato giuramento con i gradi di capitano del corpo ingegneri alla scuola d’applicazione di Torino, entrando a far parte della riserva selezionata. Dal 2005 è cominciata per lei l’esperienza delle missioni all’estero e ieri, per la capogruppo degll’Ana di San Vito al Tagliamento, è entrata nel vivo anche la “missione” in terra abruzzese.
Oriana è alla guida di una delle delegazioni più numerose tra quelle che si sono mosse dal Friuli Occidentale verso L’Aquila per partecipare all’adunata nazionale: già 46 alpini, ai quali si aggiungeranno altre penne nere nel corso della giornata di oggi.
Una delegazione di penne nere a forti tinte...rosa: «Quest’anno si è unito un bel numero di donne che ci accompagnano e che contribuiscono a formare la delegazione sanvitese – ha raccontato ieri Papais dall’Abruzzo –. Siamo partiti alle 5, con la pioggia, è siamo arrivati senza intoppi. Qui a L’Aquila le condizioni meteorologiche si sono mantenute buone: niente pioggia e temperature non troppo elevate. Anche sotto il profilo logistico e organizzativo ci siamo subito trovati bene. Siamo ospitati in un centro sportivo».
Cosa si prova ad essere una delle due uniche capogruppo donna che saranno presenti all’adunata? «Anzitutto, l’adunata nazionale è sempre una manifestazione che crea grandi aspettative – ha spiegato l’alpina sanvitese –. Anche se ormai ho partecipato già a numerose edizioni di questa manifestazione, le sensazioni non cambiano e sono sempre fortissime.
Appena arrivati abbiamo già cominciato a percepire tutto l’entusiasmo e le emozioni che precedono i grandi eventi e in particolare la sfilata domenicale. É chiaro che per me trovarmi qui da capogruppo costituisce un ulteriore motivo di orgoglio». «Per la verità, ogni tanto mi capita di imbattermi in qualcuno che resta stupito nel vedere una donna con il cappello da alpino – ha aggiunto con un sorriso –. Mi chiedono se il cappello sia vero o se io l’abbia preso a mio padre. Probabilmente ancora non c’è l’abitudine a vedere una donna che fa parte degli alpini. É successo anche qui in Abruzzo».
Diverse presenze femminili anche nella delegazione da Chions (fino a ieri una ventina di persone in tutto), capitanata dal capogruppo Danilo Zucchet. Inevitabile il confronto con la straordinaria edizione pordenonese dell’adunata nazionale, quella dello scorso anno: «Abbiamo trovato una città meno imbandierata – ha riferito Zucchet – e l’impressione è che ci sia un po’ di coinvolgimento popolare in meno rispetto a l’atmosfera che aveva caratterizzato l’edizione 2014. Un po’ c’è l’aspettavamo perché è chiaro che in Abruzzo si sentono ancora gli effetti del terremoto del 2009 che complicano questa edizione anche dal punto di vista organizzativo. Ci amareggia constatare quante case e palazzi sono ancora inagibili e puntellati. Nonostante questo, la gente ci ha accolto con tanta simpatia e grande gentilezza».
L’inizio dell’adunata è comunque all’insegna delle valutazioni positive per le penne nere della provincia di Pordenone, come conferma Dino Franco Venerus, capogruppo degli alpini cordenonesi: «In tutto siamo una quarantina qui, e devo dire che abbiamo trovato una situazione migliore del previsto sotto il profilo logistico, conoscendo le difficoltà organizzative che avevano dovuto risolvere i nostri amici abruzzesi a causa dei tanti problemi legati al terremoto. Sarà sicuramente un’adunata dalle forti emozioni».
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