Pensione a 67 anni? Trattativa al via

Oggi, lunedì 6 novembre, parte la trattativa con il Governo nella quale i sindacati tenteranno di scongiurare l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni (oggi è a 66 e 7 mesi) a partire dal 2019. In Italia si va già in pensione 4 anni più tardi che nel resto d’Europa. In Germania, a esempio, oggi si va in pensione a 65 anni e si arriverà a quota 67 nel 2030, 11 anni più tardi che da noi; in Francia attualmente a 60 anni che diventeranno 62 per quelli nati dal 1955 in poi, con diverse deroghe migliorative.
Quello di oggi è un tavolo tecnico che prepara la strada al tavolo politico di lunedì prossimo. Ma già oggi si capirà che aria tira su una vertenza che tocca nervi scoperti nel paese, dove chi si trova fra i 50 e i 60 anni continua a vedersi rinviare la pensione.
In primo luogo i sindacati metteranno in discussione il meccanismo di calcolo dell’aspettativa di vita (che, aumentando, fa aumentare anche l’età pensionabile, ma se diminuisce non è previsto che l’età pensionabile si abbassi). Un punto sul quale il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha aperto mantenendo salda «la sostenibilità del sistema che è un pilastro fondamentale della sostenibilità finanziaria». Ma i sindacalisti non ci stanno, sono convinti che sulle pensioni lo Stato continua a fare cassa.
Le rappresentanze sindacali continuo a chiedere al Governo di migliorare il meccanismo di calcolo dell’aspettativa di vita, in primis prevedendo che, in caso di abbassamento di aspettativa di vita, si abbassi anche l’età pensionabile.
Poi utilizzando, incrociandoli, i dati di Inail, Inps e Istat. «Non dimentichiamo – ha ricordato il segretario confederale Domenico Proietti – che l’Istat ha sbagliato le previsioni del Pil del primo trimestre 2017 (0,2 poi rivisto allo 0,4% ndr.), un errore di previsione del 100 per cento».
I sindacati chiedono che l’aspettativa di vita sia calcolata settore per settore, e che questo avvenga ogni anno non ogni tre. Bisognerebbe poi calcolare le morti su fasce d’età, perché se da un lato aumentano i centenari, d’altra bisogna controllare se non stanno aumentano i decessi fra i 50 e i 60 anni a causa dell’aumento constante di malattie come il cancro o le leucemie. Insomma tradurre la speranza vita in un calcolo statistico potrebbe avere esiti fuorvianti e iniqui.
Per evitare questo, i sindacati puntano al blocco dello scatto a 67 anni almeno a chi è impegnato in lavori «gravosi», che attualmente hanno diritto all'Ape, categoria che si aggiunge alla categoria dei lavori «usuranti». L'altro obiettivo è di estendere ancora questa platea per evitare sperequazioni: ad esempio se oggi ha diritto all'Ape l'infermiere che opera in sala operatoria, lo stesso diritto dovrebbe essere esteso anche al chirurgo e all'anestesista.
«Per noi l'obiettivo ideale sarebbe un sistema pensionistico flessibile e volontario nel quale, a una certa età, se qualcuno non ce la fa più può mollare se invece è in buona salute, contento del suo lavoro può continuare» dice Proietti. E se i sindacati di categoria per ora preferiscono in intervernire, il sindacato di polizia (Lisipo) chiede di escludere il Corpo dall'innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni.
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