Per il Friuli l’Udinese è una bandiera, i simboli non possono vacillare
Quella bianconera è una squadra attorno alla quale si cementa il senso di appartenenza, anche dei conterranei sparsi nel mondo

Una professionista e mamma di Udine mi raccontava che domenica mattina è partita con il figlio di otto anni per Frosinone. Trent’anni fa, ragazzina, con il padre aveva seguito con forte emozione il salto dell’Udinese. E per trent’anni ha custodito suggestioni, sensazioni, commozione ed esaltazione, riuscendo poi a trasmetterle al figlio.
Come lei, domenica, decine, centinaia di friulani, lo abbiamo scritto, si sono messi in moto per sostenere la claudicante squadra del cuore, alla chiusura di un anno di passione, domeniche (e non solo) sofferte, rabbia e tifo a confermare la fede. L’ultima settimana è stata di trepidante attesa, non soltanto sportiva, ma sociale. Anche chi non ha l’abbonamento ha prestato attenzione all’ultima chance bianconera.

Per gli sportivi e anche per chi non lo è, per il popolo friulano in generale, l’Udinese è un simbolo, una bandiera che sventola da decenni (nel bene e nel male) che, in alcuni casi, porta questa terra oltre i confini dell’Italia. È una squadra attorno alla quale si cementa il senso di appartenenza, compresi i conterranei sparsi nel mondo.
Domenica sera abbiamo seguito la partita con l’ansia e l’attesa della città, le emozioni, la grande festa con la consapevolezza che con una squadra che retrocede anche il territorio, che ai colori bianconeri è visceralmente legato, regredisce. Inevitabilmente si affievolisce l’attenzione e non è così scontato riguadagnare la massima serie. I tifosi, il territorio, la politica hanno dimostrato negli ultimi giorni vicinanza alla squadra dopo una sfilza di domeniche nere.
L’abbiamo scampata, ma non è il caso di sfidare la sorte e la fedeltà un’altra stagione. I simboli non possono vacillare.
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