Per il Primo Maggio il commercio si ferma ma non ovunque: ecco quali negozi resteranno aperti

Le sanzioni spingono i più a rispettare la norma regionale. Fanno eccezione il Bennet di Sacile e l’Iper del Città Fiera
Pradamano 29 gennaio 2017.Furto alla Profumeria La Gardenia del centro commerciale Bennet di Pradamano..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Pradamano 29 gennaio 2017.Furto alla Profumeria La Gardenia del centro commerciale Bennet di Pradamano..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

UDINE. Il commercio si ferma davanti alla festa dei lavoratori. Lunedì, primo maggio, quasi tutti i supermercati e i negozi di abbigliamento resteranno chiusi. Non senza eccezioni, ovviamente, perché l'Iper del centro commerciale Città Fiera e il Bennet di Sacile accoglieranno i clienti con orario non stop, in barba alla legge regionale 4 del 2016 che impone dieci giornate di chiusura nell'arco dell'anno.

Negozi aperti il 25 aprile: nuova sfida alla Regione
Aiello 11 Maggio 2008. Traffico e clienti all' Outlet Village. Telefoto Copyright /Foto Agency Anteprima Udine.

Le coop tengono le serrande abbassate per politica aziendale (e anche perché il contratto integrativo dei lavoratori esclude il lavoro festivo), così i punti vendita a marchio Despar.

A Udine entrambi i supermercati Panorama, in viale Venezia e in viale Palmanova, resteranno chiusi.

Medesima sorte per il Bennet di Pradamano, il Carrefour di Tavagnacco e quello di Udine, l'Iper Coop e l'Ikea del Tiare (il centro commerciale, con cinema e ristoranti resterà invece aperto, lasciando decidere ai singoli negozianti se tenere le serrande alzate o meno, ma il deterrente delle multe previste dalla legge regionale dovrebbe fare il suo effetto).

Chiuso anche l'Outlet di Palmanova, ma la dirigenza ha già fatto sapere di essere pronta a chiedere i danni per i mancati incassi sia al Comune che li ha sanzionati (Aiello), sia alla Regione.

Intanto, è altissima l'attesa per la sentenza della Corte Costituzionale. Sentenza che auspicabilmente dovrebbe arrivare prima del 2 giugno, altra giornata di chiusura imposta dalla legge.

I giudici della Consulta, chiamati a verificare la rispondenza fra la norma regionale e la Carta, si sono riuniti martedì 11 aprile. E da quella data la trepidazione è molta, sia nel mondo del commercio sia in quello politico.

In questa fase, sebbene ci sia una legge regionale in vigore, chi apre lo fa sulla base della legge nazionale (risalente al Governo Monti, il cosiddetto SalvaItalia) che ha sancito la deregulation.

Prima della festa dei lavoratori, le chiusure festive erano state regolarmente disattese dalla maggior parte dei negozi. Dopo l'appello dei centri commerciali arrivato a distanza di un paio di giorni da Pasqua, che invitava a tenere le serrande abbassate per evitare le multe, nessuno si è più lasciato intimorire dalla legge 4 del 2016.

In quell'occasione erano stati il Centro commerciale Città Fiera e l'outlet di Palmanova, a chiedere la serrata.

Se alle porte della città stellata il business da allora si è fermato, altrettanto non si può dire di Torreano di Martignacco dove il supermercato ha fatto affari d'oro. E proprio qui sta il punto: è il mercato – alias i consumatori – a chiedere negozi aperti anche nelle festività.

Il giorno della Liberazione, poi, la situazione ha raggiunto il culmine. Ma quasi tutti sono stati sanzionati.

Multe e controlli – fatti anche sulla base delle segnalazioni dei cittadini – per il Panorama di viale Palmanova, per i molti Despar aperti in città, per la Metro e il Carrefour di Tavagnacco e per il Bennet di Pradamano.

Solo il Comune di Martignacco ha deciso di mettere in pratica una politica attendista: prima di compilare verbali vuole leggere la sentenza della Consulta.

La legge del Friuli Venezia Giulia (apripista nel suo genere a livello nazionale), infatti, prevede una serie di sanzioni per chi decide di sfidarla. Per i negozi fino a mille e 500 metri quadrati le sanzioni variano da un minimo di 6 mila a un massimo di 15 mila euro. Se l'esercizio commerciale, invece, è compreso tra i mille e 500 e i 5 mila metri quadrati, la somma passa da 10 mila a 24 mila euro, mentre per tutti quelli di dimensioni maggiori la possibile sanzione può arrivare sino a 35 mila euro e comunque non può essere inferiore ai 15 mila. Cifre che vengono aumentate di un terzo – con possibile sospensione dell'attività da 7 a 30 giorni – in caso di recidiva, ma che non riescono a scoraggiare i punti vendita di dimensioni maggiori.

Decine e decine le multe già staccate dai libretti delle forze dell'ordine, ma le attività commerciali si riservano di pagare nell'ultimo momento utile (90 giorni dopo il verbale) in attesa, come detto, della sentenza della Consulta, nella speranza che “bocci” la legge regionale.

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