Perché il Friuli è diventato zona "rosso scuro"? Cosa sappiamo della mappa Ue e perché è stata corretta più volte

UDINE. Se per i parametri nazionali c’è ancora una speranza (flebile) di tornare da oggi in zona gialla, il quadro cromatico, in tema di restrizioni per la pandemia, si complica maledettamente dopo l’entrata a gamba tesa dell’Unione europea. Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) che considera essenzialmente l’incidenza dei contagi ogni 100 mila abitanti, infatti, il Friuli Venezia Giulia è da oggi in zona rosso scuro.
Il giallo della mappa “corretta”
Il bollettino dell’Ecdc viene diramato alle 14 e conferma le anticipazioni di qualche giorno fa. E cioè “punisce” con la zona rosso scuro tre regioni, oltre al Fvg anche Veneto ed Emilia Romagna e la provincia autonoma di Bolzano. Tutto il resto del Paese, invece, è rosso, come gran parte del continente, ancora alle prese con una grave emergenza sanitaria. Passano un paio d’ore e, a sorpresa, arriva una rettifica sostanziale. Veneto ed Emilia Romagna vengono “promosse” in zona rossa, mentre nella fascia di rischio più elevato rimangono solo il Friuli e Bolzano. In sostanza questi territori sono considerati ad alta trasmissione del virus e, sulla base delle nuove indicazioni, a chi viaggia dovrebbe essere richiesto il test negativo anti-Covid e la quarantena per uscire.
Una correzione per la quale le autorità europee non danno spiegazioni. Aumentano comunque le aree rosse scuro nella Penisola iberica, mentre diminuiscono in Germania e nel sud della Svezia. Sostanzialmente il Friuli Venezia Giulia, in questa ultima e definitiva versione della mappa, diventa una sorta di “propaggine” della Slovenia, Paese che è completamente in zona rosso scuro, e che ancora oggi ha dati tra i peggiori al mondo per quanto riguarda l’epidemia.
I parametri di Bruxelles
Se a livello nazionale, per classificare il rischio pandemico vengono presi in considerazione ben 21 parametri, a Bruxelles pare che siano ben più sbrigativi. E che l’unico numero che conta davvero è quello dell’incidenza dei contagi per 100 mila abitanti. Incidenza che, secondo le elaborazioni dell’Ecdc, sarebbe ancora superiore, in Friuli Venezia Giulia e a Bolzano, ai 500 casi ogni 100 mila abitanti. Ecco spiegata la severità delle misure adottate.
Gli effetti della zona rosso scuro
Le limitazioni più pesanti riguardano i viaggi. E cioè tampone obbligatorio per le persone che si spostano da un’area rosso scuro, anche se si tratta di chi viaggia per lavoro o necessità. Quarantena obbligatoria: le persone che viaggiano da un’area rosso scuro dovrebbero essere sottoposte a quarantena come raccomandato dal Comitato per la sicurezza sanitaria e attualmente praticato da diversi Stati membri, misura valida anche per i viaggiatori cosiddetti essenziali. Scoraggiati poi i viaggi non indispensabili, fino a quando la situazione epidemiologica non sarà notevolmente migliorata: questo riguarda in particolare i viaggi da e verso le aree rosso scuro.
Unica consolazione, sono esentati i transfrontalieri. Tutta la Slovenia comunque è in zona rosso scuro come il Friuli Venezia Giulia, mentre l’Austria è in zona rossa.
La reazione della regione
Il presidente Fedriga è furioso. Capisce che il danno d’immagine e al turismo, anche in prospettiva, sono molto ingenti. Dirama una nota dove sostiene: «È vergognoso che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) abbia aggiornato la mappa dei contagi da Covid 19 in Europa, collocando Friuli Venezia Giulia, fra le aree in rosso scuro. Chiediamo al Governo di intervenire subito a livello europeo per sollecitare la correzione di questa mappatura che, prendendo in considerazione un unico parametro, penalizza esclusivamente chi è in grado di fare molti tamponi». E aggiunge: «Non possiamo accettare una mappatura che non si poggi su dati scientifici condivisi. Per questo chiediamo che l’esecutivo nazionale agisca immediatamente in difesa delle Regioni italiane». Concetti che Fedriga ha ricalcato nel corso di un’intervista televisiva, rispondendo alle domande del direttore del Messaggero Veneto e del Piccolo Omar Monestier.
Zona arancione verso la conferma
Lasciate alle spalle le amarezze europee, torniamo in Italia, dove la situazione, per il Fvg, sembra più rassicurante. La bozza del monitoraggio settimanale della cabina di regia fotografa una situazione in lento ma costante miglioramento. L’indice Rt viene indicato in calo da 0,88 del precedente report a 0,68, quindi ben lontano dall’1 che prevede l’inserimento automatico in zona arancione. Scendono focolai e nuovi casi, anche se il tasso di ospedalizzazione resta stabilmente sopra la soglia critica, pur con una leggera riduzione. I parametri, insomma, direbbero “giallo”. Ma è probabile che il ministero della Salute decida per un’ulteriore settimana di consolidamento in arancione. Il meccanismo, infatti, prevede 14 giorni stabilmente nella fascia più penalizzante prima di un passaggio migliorativo. L’arancione è stato decretato il 16 gennaio. Il miglioramento si è registrato il 22 gennaio, quindi potrebbe essere necessario attendere fino al monitoraggio del 5 febbraio. Ma la speranza, già oggi, è concreta.
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