Perché il Friuli in una settimana è passato da arancione a rosso? Ecco quali sono i parametri che ci portano in lockdown

UDINE. L’ultimo monitoraggio aveva “condannato” il Friuli Venezia Giulia ad abbandonare la zona gialla per quella arancione a causa della valutazione complessiva di rischio alto della regione e nonostante un Rt inferiore a 1. Questa volta, come detto, non c’è nemmeno bisogno di attendere il combinato disposto di questi due elementi perché l’Rt supera la soglia di 1.25.

Sarebbe stato comunque difficile, per non dire quasi impossibile, in ogni caso, pensare a un ritorno del rischio a livello moderato visto che praticamente tutti i parametri del monitoraggio settimanale sono in peggioramento rispetto a quelli dei sette giorni antecedenti. Il primo dato in crescita – e non è un fattore positivo – è quello del totale dei tamponi positivi salito dal 13,1% al 14,4%. Parallelamente, inoltre, si è registrato un balzo in avanti di infezioni nel setting territoriale balzate dal 14,1% al 15,3% al pari dei positivi in ospedale che giovedì scorso si fermavano a una percentuale del 7,1% e ieri hanno toccato quota 9%.

E se resta ancora stabile a due giorni il tempo mediano tra data di inizio dei sintomi e quella di diagnosi, così come è di 24 ore quello mediano tra data di inizio sintomi e quella di isolamento, è sempre molto alta la capacità di contact tracing regionale, pari al 98,3% dei casi segnalati.

Le brutte notizie, per il Friuli Venezia Giulia, ritornano però a partire dal numero dei casi riportati alla Protezione Civile. L’aumento di “solo” il 38,2% – contro il precedente 57% – non deve trarre in inganno perché la base di partenza è diversa e si traduce in una crescita di ben 3 mila 937 casi contro i “vecchi” 2 mila 849. Negativo, proseguendo nell’analisi dei dati, è pure l’andamento dei focolai.

I cluster di contagio attualmente attivi sono passati da 766 a mille 62 – con un aumento di quasi 300 unità – e quelli nuovi, riscontrati nel periodo tra il 1° e il 7 marzo, da 369 a 545. Pollice verso, poi, in relazione ai casi di cui non si è stati in grado di indicare il focolaio di provenienza saliti da mille 19 a mille 340, con i dati che restano negativi anche in relazione ai ricoveri ospedalieri. In realtà il parametro delle Terapie intensive è leggermente migliorato – scendendo dal 35% al 34% –, rimanendo comunque, peraltro come da ormai parecchie settimane, oltre la soglia-limite del 30% definita dal ministero della Salute come particolarmente pericolosa.

Un tetto che, invece, per i pazienti accolti in area medica è pari al 40%. Il Friuli Venezia Giulia, in questo caso, per un mese abbondante aveva registrato trend discendenti, toccando anche il 26%, ma da due settimane a questa parte si è ritornati a una decisa risalita che nell’ultimo monitoraggio è arrivata fino al 37%, in crescita di sette punti rispetto al recente passato e molto vicina alla soglia-limite ministeriale.

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