Perchè il Friuli Venezia Giulia è ancora in zona rossa? I dati che confermano lo stop del Governo fino a dopo Pasqua

UDINE. Il Friuli Venezia Giulia resta ancora in zona rossa senza, quindi, nemmeno il “bonus” di quella manciata di giorni – da lunedì a giovedì – in cui le Regioni, come da disposizione del Governo, possono tornare, oppure restare, in arancione prima della serrata generale su scala nazionale nel weekend di Pasqua e pasquetta.

La decisione figlia soprattutto dell’incidenza settimanale dei contagi – ancora sopra la soglia limite di 250 casi ogni 100 mila abitanti che vale l’ingresso automatico in zona rossa come da ultimo Decreto legge di Mario Draghi –, del tasso di occupazione delle Terapie intensive e del fatto che le ordinanze restrittive del ministero della Salute (quella attuale per la regione scade domenica) valgono sempre per un minimo di due settimane.

In realtà, in base a monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità, qualche (lieve) luce in fondo al tunnel comincia a intravedersi, a partire dall’indice Rt finalmente in calo dopo settimane di crescita costante.

Sette giorni fa, infatti, il parametro di contagiosità media in Friuli Venezia Giulia era pari a 1.42 (con dato più alto a 1.47 e più basso a 1.38). Giovedì 25, invece, è sceso a 1.23 compreso in una forbice tra 1.2 e 1.28.

Altre note positive, che potrebbero fare ritenere di aver raggiunto quantomeno il famoso plateau della curva di crescita dell’ondata di pandemia, arrivano poi dal numero di tamponi e dai contagi.

I test complessivamente positivi sono praticamente stabili – a quota 16% contro il precedente 16,6% –, al pari di quelli negli ospedali – siamo al 12,2%, eravamo al 12,5% –, mentre è in diminuzione il trend all’interno degli ospedali sceso al 16,6% dal 17,3%.

E se il tempo mediano tra data di inizio sintomi e di diagnosi resta sempre a tre giorni, e a due per quanto riguarda quello tra inizio sintomi e isolamento, è ancora alta la capacità di contact tracing della Regione stimata, nella bozza di monitoraggio, al 94,3%.

Il numero dei casi riportati negli ultimi 14 giorni, andando oltre, è cresciuto del 2% contro il 37,1% di sette giorni fa (da 5 mila 398 a 5 mila 508), ma per fortuna cala quello dei contagi per data di prelievo riportati alla sorveglianza integrata: erano 4 mila 86, adesso sono 3 mila 836 con una diminuzione del 22%.

Cresce, poi, la quantità di focolai attivi in Friuli Venezia Giulia, passati da mille 490 a mille 656, nella settimana in cui, però, si nota una diminuzione dei nuovi cluster scesi a quota 669 dal precedente dato di 772.

Pollice verso, infine, per tre indicatori non banali e, in due casi specifici, fondamentali per determinare la fascia di rischio della regione. Il riferimento, nel dettaglio, va alla quantità di casi di cui non è nota la catena di trasmissione diventati mille 782 (erano mille 673) e soprattutto al tasso di occupazione degli ospedali.

Le Terapie intensive, infatti, sono in sofferenza tanto da arrivare al 47%, in crescita di tre punti percentuali e decisamente oltre la soglia-limite del 30%, così come i posti-letto in area medica che sfiorano il 50% del totale: sono esattamente il 49% con un balzo in avanti di sette punti e nove sopra il tetto massimo fissato dal ministero della Salute.

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