Perché il Friuli Venezia Giulia è diventato zona arancione? Ecco i tre valori che non hanno convinto gli esperti del governo

UDINE. L’amaro in bocca resta, nessuno poteva immaginare che a pesare sul passaggio dalla zona gialla ad arancione fosse l’attività di tracciamento effettuata nei primi 12 giorni di novembre. Alla diminuita capacità di schedare i contatti avuti dai contagiati nelle 48 ore antecedenti alla scoperta della positività o alla comparsa dei sintomi, registrata a novembre rispetto al mese precedente, si aggiungono l’indice Rt, ovvero quell’1,42 che ci ha collocati tra il secondo (1,25) e il terzo livello (1.50) e l’aumento dell’infezione rilevato rispetto alla settimana scorsa.

Questi tre parametri sono i responsabili del declassamento del Friuli Venezia Giulia in zona arancione.
Il professor Fabio Barbone, l’infettivologo a capo dell’unità di crisi regionale, si sente «smarrito», non si aspettava questo esito. «L’indicatore sul tracciamento – spiega – non è settimanale ma mensile. A metà di ogni mese dobbiamo calcolare il numero dei casi confermati di infezione per cui è stata effettuata l’indagine epidemiologica rispetto ai contatti stretti, ma non è stata indicata una percentuale minima da raggiungere».

Nelle prime due settimane di novembre l’indagine epidemiologica è stata fatta per l’83,5 per cento dei casi: «Non eravamo – ammette – al 100 per cento come nei mesi scorsi». A poche ore dalla pubblicazione dell’ordinanza firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, il coordinatore della task-force definisce l’algoritmo «molto difficile per essere compreso dagli esperti figurarsi per i cittadini. Io – insiste – che da otto mesi faccio questo non avrei saputo dire se eravamo gialli o arancione».

L’indice Rt
L’indice Rt segnala il numero di persone contagiate da un soggetto infetto. Il dato del Friuli Venezia Giulia analizzato dagli esperti è 1,42, inferiore rispetto alla media nazionale (1,43). Tre i livelli fissati: sotto l’1, fino all’1,25 e fino all’1,5. Sopra l’1,5 scatta la zona rossa. Venerdì il Fvg con 1,42 superava il secondo livello come il Veneto che però era all’1,26.

L’aumento dei casi
«Rispetto alla settimana precedente, l’aumento dei positivi calcolato sul totale dei tamponi effettuati c’è stato». Barbone lo conferma nel ribadire che non è stato solo questo parametro a farci scivolare nell’area con maggiori restrizioni.

Il tracciamento
«L’attività di tracciamento è in sofferenza in tutta Europa, Italia e Friuli Venezia Giulia compresi». Il coordinatore della task-force regionale lo fa notare per soffermarsi nuovamente sull’indicatore mensile, misurato a metà mese, per calcolare il numero dei casi confermati di infezione per cui è stata effettuata l’indagine epidemiologica dei contatti stretti.

«A maggio non avevamo definito una soglia quantitativa e ora ci troviamo che l’83,5 per cento non è sufficiente. Oltretutto – continua Barbone – abbiamo sempre avuto buoni valori per la mediana tra la data di inizio sintomi e quella di diagnosi o isolamento». Barbone si dice sorpreso perché «l’allerta su questo indicatore è stata raggiunta nel mese in cui abbiamo aumentato il personale dedicato al contact tracing, abbiamo fatto più tamponi e mantenuto il contatto stretto con le persone in quarantena».

L’infettivologo si riferisce allo spostamento del personale dai distretti sanitari al contact tracing e all’impiego dei 30 operatori sanitari e dei 10 amministrativi selezionati e pagati dalla Protezione civile nazionale. A disposizione restano altri 120 giovani medici che la Regione, almeno in parte, sta pensando di utilizzare.

La raccomandazione
Pur sentendosi smarrito, Barbone non è affatto scoraggiato. Al contrario: «Siamo motivati a fare meglio» afferma rimarcando l’importanza della prevenzione. Non a caso continua a invitare tutti a «mantenere il distanziamento sociale, a non avere contatti al di fuori dei propri conviventi, a usare la mascherina, a lavarsi le mani e a farlo di più rispetto a quanto è stato fatto finora».

Il governatore Zaia
«L’algoritmo è impietoso, a volte per un decimale ti mette in un’area o in un’altra. Sono convinto – così il governatore del Veneto, Luca Zaia, che con Massimiliano Fedriga e Stefano Bonaccini ha condiviso l’ordinanza comune – che i colleghi del Friuli Venezia Giulia e dell’Emilia Romagna non abbiano situazioni diroccate, gli va riconosciuta la volontà di essere sul pezzo».

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