Perde il lavoro e con 3 figli rischia il rimpatrio forzato
UDINE. I suoi tre figli di dieci, sette e tre anni, la Nigeria non l’hanno mai vista. Non ci sono mai stati nemmeno in vacanza. Sono nati in Italia, vanno regolarmente a scuola e parlano soltanto l’italiano. Perché la loro mamma nel 1998 ha lasciato il paese d’origine nella speranza di costruirsi un futuro migliore. E sembrava esserci riuscita.
Ha trovato lavoro e si è costruita una famiglia. Poi però è arrivata la crisi. Sia lei che il suo compagno sono rimasti senza un’occupazione fissa. Ad aiutarla è intervenuta la sorella che abita a Udine: ha ospitato lei e i suoi figli che da diversi anni frequentano le scuole comunali. Ma per la Questura di Treviso, che le aveva rilasciato il primo permesso di soggiorno, la donna non aveva comunque i requisiti per restare in Italia. Niente lavoro, niente rinnovo.
Sarebbe dovuta tornare in Nigeria nel giro di 15 giorni dopo il mancato rinnovo che le è stato notificato il 7 gennaio. E poco importa se i suoi figli sarebbero stati sradicati dall’ambiente in cui sono nati e cresciuti per trasferirsi in un Paese ai loro occhi “straniero” senza conoscerne nemmeno la lingua. E senza avere nemmeno una famiglia a cui appoggiarsi.
Lo scorso anno infatti è mancata anche la madre della donna (il padre era già deceduto) che così in Nigeria non ha più alcun legame familiare. Per la Questura “il permanere della condizione di disoccupazione dal 2011” non le dava possibilità di restare in quello che considera il “suo” paese. Ma la donna non si è data per vinta e si è rivolta al Codacons.
«Abbiamo ricevuto decine di richieste analoghe - spiega l’avvocato Nicola D’Andrea -. Persone che sono in Italia da anni, ma che a causa della crisi e dell’impossibilità di trovare un impiego si vedono negare il rinnovo del permesso di soggiorno. In molti hanno acquistato casa e da un momento all’altro si ritrovano clandestini, magari dopo aver versato anni di tasse. Nel caso della signora, che da quando è arrivata in Italia, prima in Veneto e poi in Friuli, ha fatto diversi lavori (la badante, l’addetta alle pulizie e anche l’operaia in una fabbrica nel Triangolo della sedia) non si era tenuto in considerazione il fatto che i suoi tre figli avrebbero subìto un trauma. E nemmeno il fatto che la sorella ha un reddito e può aiutare lei e i suoi figli. Sia il Tar che il Tribunale dei minori ci hanno dato ragione e così il diniego al rinnovo è stato annullato».
L’emergenza però resta. «Il perdurare della crisi - sottolinea D’Andrea - sta costringendo molti stranieri a emigrare di nuovo, anche dopo anni di lavoro in Italia e spesso a soffrire di più sono i bambini».
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